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Iene

Regia di Djibril Diop Mambety vedi scheda film

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La recensione su Iene

di callme Snake
8 stelle

Come gli elefanti della prima inquadratura, i membri di una piccola comunità senegalese (la stessa da cui viene il regista Mambety) si muovono lentamente, uniti e pacifici, verso il bar dove lavora il protagonista della vicenda, inconsapevole di quello che sta per succedere, similmente all'immagine della scimmia assopita (su di un cannnone) che ritorna in più occasioni durante il film. Si scoprirà poi che l'uomo in gioventù ha abbandonato al suo destino una ragazza del paese dopo averla ingravidata, coinvolgendola in uno scandalo e costringendola ad una vita di prostituzione e viaggio. Ora questa donna, invecchiata e arricchita, è tornata nel villaggio in cerca di vendetta. La sua proposta è spietata: la testa dell'uomo in cambio di prosperità e ricchezze in grado di risollevare dalla misera la piccola comunità. Quelli che prima sembravano elefanti si mostrano iene disposte a sacrificare ogni ideale per il benessere, mentre Ramatou (il nome della donna e titolo originale wolof del film) osserva il tutto fredda e meccanica (metà del suo corpo è una protesi a causa di un incidente aereo di cui è l'unica superstite). Il simbolismo di Mambety è chiaro ma viene solo accennato (gli elefanti dell'inizio e la scimmia, il rapace e le iene sono figure che compaiono per pochi istanti), mentre la metafora è chiara: il colonialismo ha costretto interi popoli a vendersi l'anima per poco, sacrificando la propria cultura e le proprie leggi in nome della comodità. In Iene non si salva nessuno, come in un noir tutti sono colpevoli (e salta subito alla mente quel capolavoro nerissimo che è Colpo di Spugna di Tavernier, anch'esso ambientato in Africa), ma c'è chi è disposto ad affrontare le proprie responsabilità con dignità, almeno in punto di morte. Grande inventiva e raffinatezza stilistica rendono il film degno di qualsiasi lungometraggio d'autore occidentale, e la stima cresce se si pensa che Mambety è stato un autodidatta. Ispirato a La Visita della Vecchia Signora di Friedrich Durrenmatt e presentato a Cannes nel '92, mentre la colonna sonora è di Wasis Diop, fratello di Mambety.

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