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La ragazza della scogliera

Regia di Thomas Berger vedi scheda film

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La recensione su La ragazza della scogliera

di passo8mmridotto
7 stelle

Forse l'unica nota stonata di questo film è il titolo.

Se realmente questo film è stato concepito per la televisione, l'obbiettivo non è stato raggiunto.

Si tratta infatti di una normale produzione cinematografica, prettamente teutonica, dalla durata sproporzionata (180 minuti) che però non annoia, anzi, sin dalle prime immagini crea l'ambiente tipico delle storie alle quali ci siamo gradualmente abituati, lasciando da parte la nostra atavica diffidenza per il cinema tedesco in generale.

Un film da cinematografo, dunque, che comunque non deve avere trovato un distributore "coraggioso".

Il che è anche comprensibile, difficile trovare amanti di un genere non esattamente definito.

Classificato come "drammatico", il film vira ben presto verso il "giallo", perchè sino alle ultime battute Thomas Burger, il regista, tiene per sè il finale neanche tanto prevedibile, a causa di un tarzanesco intreccio di liane che cambiano continuamente le varie possibilità del colpo di scena finale.

Tutto ha origine dal ritrovamento di un cadavere sulla spiaggia di una cittadina nel Mar Baltico. Il corpo appartiene a una quindicenne di buona famiglia, apparentemente felice ma che invece porta dentro di sè la dolorosa scoperta della madre che ha una relazione con il fratello del padre.

L'Ispettore Simon Kessler (Heino Ferch) è appena arrivato da Francoforte, reduce di una brutta esperienza che racconterà a film quasi finito.

Pensa di trovare un posto tranquillo, invece intorno all'uccisione della ragazza si scateneranno tante storie personali di personaggi via via sospettati di essere autori dell'omicidio.

Interrogatori, arresti temporanei di innocenti, sospetti reciproci, tradimenti, ipocrisie e inevitabili tensioni tra persone che sino a

qualche giorno prima si frequentavano ed erano legati da profonda amicizia.

L'Ispettore Kessler rischia più volte di essere rimosso dall'incarico, ma gli dà manforte la vice ispettrice  Hella Christensen (Barbara Auer) sino alla risoluzione del caso, neppure troppo scontata.

La storia, nonostante la durata da colossal, scivola via senza intoppi, gli attori svolgono i loro ruoli con sufficiente professionalità, ma soprattutto con grande convinzione.

La regia indugia spesso sui panorama mozzafiato delle scogliere del Baltico, sui rossi tetti, stupendi, delle case del villaggio, immerso in una vegetazione lussureggiante, in pieno voluto contrasto con l'alluccinante vicenda narrata, che dispone a varie considerazioni su un certo tipo di società.

Non solo tedesca.

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