Regia di Peter Cornwell vedi scheda film
Girato in maniera efficace da un regista che però fa ricorso a tutto il prevedibile armamentario della dottrina spiritista, con qualche divagazione poltergeist. Effetti speciali CGI (oggi) datati, fotografia perfetta, penalizzata dai brevi inserti in B&N di falsi d'epoca. Recitazioni convincenti e spauracchi a buon mercato... per un ampio pubblico.
Matt Campbell (Kyle Gallner) per quanto giovane, lotta contro un tumore. I genitori per consentire di procedere nelle indispensabili cure decidono di trasferirsi in prossimità del centro medico che ha in cura il ragazzo, data l'opportunità di affittare una spaziosa casa a un prezzo decisamente ribassato. Dopo essersi sistemati nella nuova dimora, Matt inizia ad avere visioni di un bambino spettrale che, in un primo momento, vengono attribuite agli effetti collaterali delle potenti medicine. Durante la terapia Matt conosce il reverendo Popescu (Elias Koteas), paziente terminale che si rende disponibile per visitare la casa, sostenendo che il loro stato di salute (tra la vita e la morte) rende possibile il contatto con creature dell'aldilà. Si scopre che la casa era una camera mortuaria, al cui interno l'impresario di pompe funebri effettuava strani riti di negromanzia sui cadaveri con il fine di potenziare le facoltà medianiche del figlio (lo spettro che appare a Matt).
Ispirati da una storia che si dice essere realmente accaduta (pubblicata, a detta dell'autore Ray Garton, come romanzo di finzione dal titolo In A Dark Place: The Story of a True Haunting - sulla quale avrebbero investigato Ed e Lorraine Warren), Tim Metcalfe e Adam Simon (quest'ultimo regista di horror tipo Brain Dead e Carnosaur - La distruzione) scrivono una sceneggiatura sempre in bilico tra dramma e horror che pone lo spettatore in uno stato di opprimente disagio, consolidato dall'aggressiva malattia che appare ancor più terribile in quanto colpisce un adolescente. La produzione mette a disposizione un budget decisamente sostanzioso (circa 10.000.000 di dollari, ampiamente rientrati al box office) e attribuisce la regia all'esordiente Peter Cornwell (in seguito, 2014, al lavoro sul mediocre Mercy, suo secondo e ad oggi ultimo lungometraggio). Nonostante il buon riscontro di pubblico, in grado di dare corso persino a un sequel (The Haunting in Connecticut 2: Ghosts of Georgia, 2013), il film viaggia molto lentamente e si dilunga mezz'ora di troppo, senza particolari intuizioni di regia e ancor meno sviluppi di trama. Prevedibile, ben confezionato, a lieto fine perciò adatto a un ampio pubblico, Il messaggero conquista qualche riconoscimento critico grazie alla indiscutibile professionalità del cast artistico (con menzione di merito per il giovane Kyle Gallner nel difficile ruolo di Matt. Talento poi confermato dalla notevole interpretazione in The Passenger, strepitoso thriller psicologico diretto da Jack Stanley nel 2023), ma stilisticamente è invecchiato piuttosto precocemente, probabilmente per via del caustico finale rappresentato a colpi di poco credibili (in senso realistico) effetti speciali. Nuoce inoltre, alla credibilità del tutto, la scelta di inserire di tanto in tanto foto "autentiche" d'epoca, con evidenti (falsi) ectoplasmi in fuoriuscita dagli orifizi dei medium ritratti.
Il messaggero - The Haunting in Connecticut: scena
"Soltanto dieci anni sono, io sapevo appena cosa fosse lo spiritismo; lo compativo anch'io con sorriso indulgente, come fosse la grande superstizione del secolo XIX, una nevrosi epidemica ma passeggiera, prodotta da un lievito di antichi errori, che fermentava nell'ignoranza delle leggi scientifiche, nella paura di morire, e nella passione del maraviglioso, che toglie il senso comune, il così detto senso della realtà."
(Angelo Brofferio)
F.P. 20/05/2024 - Versione visionata in lingua italiana, DVD Keyfilms
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