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Videokiller

Regia di Jeff Lieberman vedi scheda film

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John Nada

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La recensione su Videokiller

di John Nada
4 stelle

Un viaggio dentro un potere assoluto.”

 

Il vostro futuro è nelle loro mani.”

 

Come vicino di casa avrete unicamente il vostro videoregistratore.”

 

Frasi di lancio originali del film

 

Trama: I dipendenti del negozio di cassette Clement's Video, Cosmo/Kevin Dillon e Georgie/Christopher Wynne vanno a casa di una cliente per recuperare un video disperso solamente per vedere il fidanzato della ragazza strangolarla. Scoprono che i video del film di fantascienza degli anni cinquanta “Remote Control” contengono messaggi subliminali di controllo mentale che trasformano tutti coloro che vedono il film in assassini senza cervello. Mentre indagano ulteriormente, scoprono che questi sono stati distribuiti come preludio di un'invasione aliena.


Jeff Lieberman ha realizzato per tutta la carriera film a basso budget dei quali ho parlato in diversi miei excursus dedicati alla sua filmografia- a partire dai vermi killer de “I Carnivori venuti dalla Savana”(Squirm) (1976) - e il da molti considerato ancor più un autentico cult – la saga zombi con LSD di “Sindrome del terrore”(Blue Sunshine)(1977), così come l'ottimo e brutale slasher ambientato fra i boschi “Just Before Dawn”(1981) (dei quale vi parlerei anche da queste parti, se solo fosse possibile mancando i titoli in cui potere inserire le recensioni). Già diversi anni dopo (nel 1988), con“Videokiller”, Lieberman aveva ottenuto il suo primo budget di moderate dimensioni- e prontamente il film fu un abbastanza clamoroso flop. Lieberman scrisse una sua sceneggiatura, con la quale era parso subito come se Lieberman avesse dimenticato tutto ciò che aveva reso i suoi film a basso budget dei tali, astuti, piccoli successi. La premessa centrale - un video diffuso dagli alieni che trasforma le persone in assassini – non era così zoppicante di suo da farti chiedere perché qualcuno dovrebbe mai averci voluto fare un film su di essa, come invece il risultato finale nella sua realizzazione.

Tanto per cominciare la trama non ha un vero e proprio climax o un motivo scatenante – ci si sposta da un punto all'altro senza alcun coinvolgimento, in una apparente operazione nostalgia di omaggio e rielaborazione anni '80 di tanto cinema sci-fi “ultra-weirdo” degli ani '50, con Ed Wood, Jr. ovviamente ad approvare dai cieli l'intero tentativo. Le motivazioni dei personaggi sono spesso volutamente o meno, barcollanti e bizzarre - Kevin Dillon il fratello del ben più celebre Matt, cerca di convincere Jennifer Tilly la da sempre grandissima fica e sorella di Meg, cliente di un videostore che più anni '80 non si può, ad affittare la vhs di “La Guerra dei Mondi”(War of the Worlds)(1953) invece di “Remote Control” (titolo del film stesso in originale), che lei invece vuole, e quando scoprirà che egli ne ha ancora una in casa la avrà sua in ogni caso; Frank Beddor/Victor agisce minacciosamente nel negozio quando non ottiene la videocassetta che vuole, poi segue Jennifer Tilly a casa sua con l'agognata vhs, e lei non ha nemmeno minimamente un agire sorpreso quando Beddor si aggira dentro la sua stanza. Ci sono momenti in cui il film è come se dovrebbe o vorrebbe essere una commedia - come nella lotta per una pistola scarica, oppure quando i frequentatori zombificati della discoteca circondano la protagonista cantando "Belinda".

Le scene mostrate da “Remote Control” (il video) conterrebbero una parodia divertente dei film fantascientifici anni cinquanta e della loro concezione di futuribile (anche se sembra più simile all'Art Deco e al nostro Futurismo dei '30). Forse negli anni cinquanta un film del genere potrebbe avere avuto un sottotesto stridente e urgente della poi venuta proliferazione delle applicazioni video - ma negli anni ottanta, il film era semplicemente e clamorosamente noioso. Un tentativo di impostare e rendere al film un look futuristico e futuribile ma al contempo retrò, decorando il cast in datatissimi costumi (anche per allora) da film fantascientifici degli anni '50 su conquiste lunari, e gli allora nuovi tagli di capelli New Wave determinano un tipico corto circuito anni '80 del look stesso.

Lieberman non si sarebbe mai più ripreso da questo flop e ancora evidentementesconvolto sarebbe ritornato soltanto anni dopo come sceneggiatore del totalmente terribile “La Storia Infinita III”(The Never Ending Story III) (1994). Sarebbe ritornato invece sulla sedia del regista cinematografico soltanto con “Halloween Killer”(Satan's Little Helper) (2004) film slasher non disprezzabile che parla di un ragazzino che fa amicizia con un serial killer mascherato.

 

Certamente, un titolo oramai abbastanza dimenticato anche agli appassionati quale è “Videokiller” (e pensare che però nei cinema italiani seppur poco venne distribuito, dalla Cecchi Gori), parrebbe quantomai appropriato per Malastrana vhs, essendo in gran parte ambientato in uno di quei tipici, enormi videostore americani degli anni '80, e il cui titolo in originale è perdipiù “Remote Control” , il termine con il quale si definisce il telecomando, negli Stati Uniti. Un film dunque che rappresenterebbe la stessa immagine e anima di questo sito da nostalgici videocassettari onnivori, e se in più si pensa che il personaggio principale stesso è una sorta di “eroico” impiegato/commesso tuttofare da videostore, che salva il mondo, esso dovrebbe mantenere un certo fascino, per noi. Purtroppo, temo che questo titolo pur essendo diretto da Lieberman che aveva offerto talune buone prove, sia ancora oggi troppo al di sotto di ogni possibile sopravvalutazione, non al livello tanto per fare un esempio di un “L'Ora della rivincita”(Three O'Clock High)(1987) di Phil Joanou, quanto piuttosto mediocre come un “Vamp” (1986) di Richard Wenk. Cioè un film che ancora oggi non è possibile vedere come migliore di quanto non fosse in realtà all'epoca degli eighties. Questo non vuol dire che sia bruttissimo, però.

In ogni caso, “Remote Control” come detto nell'introduzione ci racconta la storia di un film uscito su vhs nei videostore (che, nel mondo di questo film, sono ancora gli accoglienti luoghi in cui cercare e scegliere qualcosa per ingannare la serata), intitolato appunto “Remote Control”. Lieberman pretende di farne un finto film di fantascienza dei '50, ma devo dire che i realizzatori e non soltanto Lieberman non presero in considerazione un sacco di problemi nella creazione del loro fake film di fantascienza degli anni cinquanta, divertente come lo è, ma molto troppo in linea con lo stile inconfondibile dell'estetica postmoderna ottantesca. Forse, sarà stato un effetto voluto o preventivato, d'altronde anche Joe Dante non poteva farcela perfettamente in"Matineè”, il quale è comunque venuto molto più vicino ai suoi intenti di quanto non sia riuscito “Remote Control/Videokiller”.

E questo potrebbe essere il punto, perché il film dentro il film si rivela essere un falso, realizzato dagli alieni. Il quale rende, trasforma chiunque lo guardi in un maniaco affetto da attacchi di violenza, e la meta ultima degli alieni è, a quanto pare di capire un lento, lento spopolamento planetario. Evidentemente, gli alieni non avevano considerato che in questo modo ci sarebbe voluto molto più tempo di quanto potevano progettare, almeno quando si è scoperto che la durata della vita delle vhs non è affatto breve come molti precognizzavano, quindi il tutto potrebbe essere diventato se non ci fosse mai stato l'avvento del dvd, una lenta, lentissima tortura del genere umano.

Kevin Dillon, allora ragazzo e che di lì a poco più di un anno avrebbe nuovamente avuto di che combattere forze aliene nel remake di “Blob” (1988) di Chuck Russell, è il coraggioso “video clerk” che scopre questo nefasto complotto trovandosi dunque in forte pericolo, e incrociandosi di frequente con una particolare assassina di ragazzi attraenti che sembra essere una sorta di rappresentante aliena. I suoi alleati saranno il manager del negozio e suo amico e una avvenente -e ti pareva- ragazza cliente dello store, che ama i film Truffaut.

All'inizio, il film sembra vivace senza sforzi, pieno di brio, soprattutto per chi come noi non potrà che rivedere con piacere un ambiente vhs- centrico come quello del negozio di video in cui lavora il nostro protagonista. Ma la trama in realtà non va da nessuna parte, e l'invasione aliena sembra sempre messa in atto con una discrezione e una distanza che non coinvolge nessuno e tanto meno riesce mai minacciosa. Non dovrei scomodare per un impossibile paragone un capolavoro dello stesso anno come Essi Vivono” , il quale è notoriamente uno dei film che Carpenter realizzò con un budget piuttosto basso, ma da carpenteriano non posso che prenderlo ad esempio del risultato che è stato raggiunto con una trama di invasione aliena che strizzi l'occhio e parecchio all'(auto)ironia e alla fantascienza pulp sci-fi letteraria, fumettistica e cinematografica degli anni cinquanta. Ma nel capo d'opera di Carpenter innanzitutto gli alieni agiscono sempre rigorosamente, avete indovinato, e mi rivolgo a Lieberman e agli altri autori di “Videokiller”.

C'è un po' di azione e un poco di sangue anche in “Remote Control”, ma anche se ci sono un certo numero di omicidi, il film rifiuta fermamente di girarli in maniera davvero coinvolgente. E' un peccato, perché lo spunto c'era e forse solo così il film avrebbe potuto divenire quel piccolo quasi- cult, e si fosse mantenuto il coraggio di quello che inizialmente sembravano essere le sue convinte intenzioni. L'idea era piuttosto buona e ci sono alcuni interessanti e grandi oggetti di scena del film dentro al film, i quali però ben presto rimangono soltanto di facciata. Mi sarebbe piaciuta da spettatore un po più di carne al fuoco per quanto riguardava il complotto alieno, e qualcosa in più di una parte finale dai presunti colpi di scena, sempre più improbabili e svaccati. Nemmeno dei veri colpi di scena, ma necessariamente o meno, dei tentativi tardivi e senza mordente di imprimere dei colpi secchi alla storia, ma quel che viene ottenuto è piuttosto uno svolgimento piatto e senza vere sorprese. Complessivamente una delusione quindi, anche se vagamente interessante. D

Dovessi pallinarlo come facevo una volta non gli darei più di un pallino e mezzo, come tanto per fare un esempio di altro film non riuscito ma da alcuni buoni spunti e firmato da un regista almeno una volta “di nome” all'interno del new horror americano anni '70, a “The Mangler -La Macchina infernale”(1995) di Tobe Hooper.

 

 

 

 

La vasca idromassaggio nella scena di apertura era solamente 30 cm. di profondità.


 



Johnny Depp venne provinato per il ruolo di Georgie.

 



Lieberman dormiva nella roulotte del regista durante le riprese di tutte gli interni del negozio di video noleggio.

 



Kevin Dillon fece da sé le sue acrobazie.

 



Il primo videoregistratore di Jeff Lieberman può essere visto nel film.

 



L'interno del club Retro era un set all'interno di un magazzino.

 



Lieberman volle che gli alieni fossero tutti impersonati da asiatici come un tributo ai film di fantascienza giapponesi degli anni cinquanta e sessanta.

 



La pellicola in bianco e nero all'interno del film venne girata in pre- produzione.

 



Jamie McLinnan venne scelto a causa della sua notevole somiglianza con Lieberman quando egli aveva otto anni.

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