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Camerieri

Regia di Leone Pompucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Camerieri

di hallorann
8 stelle

Quando è uscito nel gennaio 1995 tutti si attendevano un film comico, i due nomi di punta Diego Abatantuono e Paolo Villaggio richiamavano un’idea di comicità. Niente di più sbagliato. CAMERIERI è una commedia nera, quasi grottesca con abbondante turpiloquio. Non ha incassato come ci si aspettava e inoltre ha tarpato le ali alla giovane promessa Leone Pompucci. Questi era reduce da MILLE BOLLE BLU, una commedia nostalgica, delicata e divertente ambientata nel 1961. Quel film era stato accolto molto bene e il regista aveva dimostrato una certa dimestichezza nel dirigere coralità. Con la stessa squadra di sceneggiatori Pichi e Rossi, quest’ultimo anche brillante autore delle colonne sonore, Pompucci decide di raccontare le nozze d’oro di una coppia vista dalla parte dei camerieri. Agostino dorme nel ristorante perché non ha una casa, è scapolo e un tempo era un asso della fisarmonica. Germano è il cuoco marchigiano fanatico religioso e “tutore” del suo assistente, un filippino ubriacone. Tangaro è un ex calciatore caduto in disgrazia è separato con un figlio che vive con la madre e il suo nuovo compagno, vorrebbe spiccare il volo ma è pieno di debiti e ama non riamato una prostituta di colore. Bianchi è il maitre borioso con un glorioso passato e un presente deficitario coperto di balle. Riccardo è l’osservatore del gruppo, si è appena diplomato alla scuola alberghiera ed è il nipote del maitre. Loppi è il capo del ristorante Eden ma ha deciso di vendere il locale ai mobilieri Azzaro, padre e figlio, i quali terranno il personale se sapranno fare bene le nozze d’oro. Loppi ha un malore e si raccomanda a Bianchi. Il pranzo ha inizio. Azzaro è un vecchio viscido con moglie povera succube e amante al seguito; Azzaro figlio un cialtrone cinico e senza scrupoli. All’interno della cucina affiorano vecchi dissapori e diatribe, Riccardo osserva allibito i colleghi, a farne le spese delle loro vendette personali sono le portate e i commensali. Azzaro figlio sfrutta le loro debolezze per umiliarli davanti a tutti, Bianchi è il primo a saltare. La schedina del Totocalcio giocata da tutti li riunirà e li salverà dal licenziamento. CAMERIERI, riportando le parole del regista parla de “l’arte del servire e la cialtroneria del servilismo…in un’Italia dove regnano l’arroganza e la sporcizia il mio intento è quello di non raccontare fatti ma un fetore esistenziale”. Oggi questo film appare ancora più attuale di allora, non poteva avere successo, tant’è che persino i passaggi televisivi sono stati rari e a notte fonda. Troppo cattivo nonostante il finale. Pompucci gira con una certa inventiva, i personaggi non sono macchiette, le parolacce, gli insulti e le offese sono la materia prima dell’umanità meschina qui descritta. Una commedia più vera e più realistica di decine di cinepanettoni messi assieme. L’ascolto di “Tutto il calcio minuto per minuto”, la schedina con la speranza del 13 sembrano appartenere a un’altra epoca. Quante cose (il calcio per esempio) sono cambiate in peggio. Abatantuono e Villaggio in gran forma, non lo sono da meno i vari Catania, Messeri, Fassari, Salimbeni, Croccolo e Ingrassia.

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