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Lost in Space

Regia di Stephen Hopkins vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su Lost in Space

di Dom Cobb
2 stelle

Lost in Space, ovvero come prendere per i fondelli gli spettatori. Il cinema hollywoodiano si è sempre più nutrito, nell'arco di questi ultimi 15/20 anni, dei prodotti televisivi di maggior successo, spesso con risultati discutibili e senza nemmeno avere il riscontro di pubblico sperato. Il film di Stephen Hopkins, nel suo piccolo, riesce a battere un primato: riesce ad essere un film brutto tratto da una serie tv altrettanto "camp" degli anni '60. Tanto per cominciare è la sceneggiatura ad essere un unico, grande sbaglio come sviluppo e scrittura: la familglia Robinson parte verso il pianeta Alpha Prime per dar via alla sua colonizzazione, l'astronave viene sabotata dal "kattivone" Gary Oldman, i protagonisti saltano nell'iperspazio e si perdono, trovano un'altra astronave proveniente dalla Terra del futuro, questa astronave è popolata da ragni biomeccanici, per sfuggire ai ragni precipitano su un pianeta, su questo pianeta scoprono che il figlio dei Robinson, dal futuro, sta costruendo una macchina del tempo. Questa, a grandi linee, è la trama: praticamente capitano un milione di cose differenti senza che il film segua una direzione precisa; un'accozzaglia di avventure goffe e piene di buchi di trama che portano come risultato solo la noia e la delusione. Forse l'unico segmento che sarebbe valso la pena di sviluppare è quello della macchina del tempo, ma viene cacciato a forza nel film nella mezz'oretta finale e, anche in questo caso, il suo sviluppo confusionario amplifica il senso di tediosità del film. Avendo in mano questa robaccia come script, il regista Hopkins si limita - come si dice in gergo - a svolgere il suo compitino senza alcun guizzo o interesse registico; il film, difatti, scorre con un ritmo pachidermico e svogliato, accompagnato da una colonna sonora anonima, senza alcun vero tema musicale portante. Si salvano gli effetti speciali, realizzati con perizia, ma al servizio di un design delle astronavi e delle location veramente brutto: l'astronave dei protagonisti è la copia scimmiottata del Millenium Falcon, l'altra astronave presente (quella del futuro) pare un innaffiatoio; la metropoli dove i Robinson abitano sulla Terra prende in prestito tutti i clichè della tipica metropoli del futuro (grattacieli infiniti, auto volanti e via dicendo), così come il pianeta dove precipitano, con la sua vegetazione cresciuta in maniera esagerata, ha il sapore di un set posticcio. 

E questo sarebbe un pianeta alieno?

Ma la vera pietra dello scandalo, il vero motivo d'insofferenza è dato dagli atroci personaggi che popolano la storia: il peggio del nostro peggio dei clichè, i classici personaggi tagliati con l'accetta ed intrisi nel buonismo e nel sentimentalismo più beceri. Qualche esempio: William Hurt è il capofamiglia, ma il suo Mr. Robinson è il classico scienziato brillante quanto genitore distratto già visto un sacco di volte; ed infatti anche la recitazione di Hurt è monocorde e svolgliata. Il rovescio della medaglia - ovvio - è dato da Gary Oldman nel milionesimo ruolo di villain sociopatico della sua carriera: un cattivo ridicolo costruito tutto sulla recitazione gigiona, senza contare che Oldman è costretto a recitare dei sofismi sul concetto di "malvagità" che lo rendono ancora più ridicolo. Ed è un peccato, perchè Oldman è sempre stato un attore di grandi merito, che ha dalla sua non solo talento ma anche presenza scenica che troppo spesso sono starti sprecati con marchette di questo genere. Anche il resto del cast viaggia "raso-terra": Matt Le Blanc è un impetuoso militare con lo spessore di un sagomato di cartone; Heather Graham è la primogenita dei Robinson e svolge il ruolo di ingegnere aerospaziale (e qui la sospensione dell'incredulità è messa a dura prova) con cui Le Blanc fa il casca-morto; l'altra figlia dei Robinson quando recita non parla, squittisce con un tono di voce stridulo e saccente: insopportabile. Menzione d'onore, in questa sagra dell'ovvio, al fastidioso figlio pre-adolescente dei protagonisti, ritratto come un genietto dell'informatica che passa il suo tempo a costruire macchine del tempo, sa più nozioni di fisica quantistica di tutti gli altri messi assieme, per poi essere protagonista di un'agghiacciante sequenza dove dice al robot di bordo cose del tipo: "segui il tuo cuore" o "io sono tuo amico". Imbarazzante. Non ho capito se gli sceneggiatori fossero degli inetti e se abbiano scritto il film pensando che il pubblico sia composto solo da cerebrolesi. Ciliegina sulla torta, il film finisce pure tronco, all'improvviso; un non-finale pensato probabilmente in vista di un secondo capitolo della saga, per fortuna mai girato in quanto gli incassi di questo aborto non furono particolarmente soddisfacenti. Insomma, Lost In Space è un film facile da disprezzare, perchè lascia un senso di delusione per l'occasione persa, a causa di un lavoro di script, di regia e d'attori di scarso impegno. Dozzinale.

Locandina del (brutto) film.

 

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