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Mi chiamo Francesco Totti

Regia di Alex Infascelli vedi scheda film

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La recensione su Mi chiamo Francesco Totti

di Furetto60
7 stelle

Intenso ed emozionante "docufilm" Atto d'amore per il "capitano" Francesco Totti

Ogni città, ogni squadra di calcio, ha avuto il suo campione, la sua bandiera, il suo totem da celebrare ed amare, il suo giocatore simbolo, il suo idolo da omaggiare e poi anche da ricordare. Per Napoli ovviamente è stato Maradona, per Cagliari fu Gigi Riva, per il Milan Maldini, per l’Inter Zanetti, per la Iuventus Buffon, per la Roma Francesco Totti. L’amore tra la capitale e questo campione, è stato viscerale, senza remore, senza se e senza ma. Nessuno come lui è entrato nel cuore dei tifosi giallorossi e direi di tutti quelli che amano il bel calcio. Fare paragoni è esercizio difficile e lezioso, direi anche inutile, il calcio giocato da questo autentico fuoriclasse, è stato veramente di grande fattura, la sua abilità quasi unica, i suoi numeri magici. Talento, istinto, potenza. Faceva con semplicità, cose difficilissime.  L’intenso e toccante documentario di Alex Infascelli, fa scendere in campo direttamente,lui Totti in qualità di  voce narrante. Venticinque anni passati a giocare a calcio, sempre e solo per la sua adorata Roma, con uno scudetto vinto e un campionato del mondo nel palmares, e venticinque anni di vita: suoi e dei milioni di romani e di italiani che ne hanno seguito le imprese sul campo da gioco, mai irretito dalle sirene del Real Madrid, che hanno provato a tentarlo per portarlo via, ma lui ha sempre resistito,preferendo rimanere nella sua Roma. Il regista Infascelli ha girato un bel docufilm, riuscendo a raccontare l’uomo e il campione, sfera privata e personaggio pubblico, leggendario capitano della Roma, avvolto e talvolta anche soffocato dall’amore impetuoso dei suoi tifosi, che lo conoscono e riconoscono, privandolo di qualsiasi privacy, ovunque vada, ovunque si trovi c’è sempre qualcuno che chiede selfie e autografi, eletto a furor di popolo “VIII re di Roma” per tutti affettuosamente chiamato il Pupone. Novanta minuti, il tempo di una partita, che volano via con piacere e che coinvolgono lo spettatore, facendogli attraversare una splendida galleria  di emozioni. Film non soltanto per appassionati e tifosi, ma per tutti coloro che amano le storie di passione. Francesco, prima bambino prodigio, che colpisce le paparelle con la palla, poi ragazzo e uomo, ma sempre con i piedi per terra, è consapevole di avere “un dono” ma questo non snatura la sua indole, ha valori e principi forti e saldi, crede nella famiglia , nell’amicizia e nell’amore, attraversa momenti di gioia, ansie, dolori, come tutti,  circondato dall’affetto della sua bella famiglia, degli amici di sempre, della sua Ilary, alla quale dedicò la mitica maglietta con la scritta "6 Unica". E’ simpatico, solare, intelligente, spontaneo, romano e romanesco nell'accezione più nobile,ma soprattutto sa giocare al calcio come pochi ed è umano, commette sbagli come tutti, ma li ammette, se ne assume la responsabilità ed è capace di chiedere scusa, come pochi riescono a fare. Ha senso dell’humor e riesce a prendersi gioco, anche di se stesso. Scorrono le suggestive immagini di repertorio, ed è  una gioia poter rivedere coloro che hanno accompagnato il capitano nella sua vita di giallorosso per sempre. Da Mazzone e Zeman, padri adottivi di Francesco, che ne hanno subito riconosciuto le qualità tecniche, all’amico del cuore Cassano, col quale l’intesa calcistica era perfetta, sino al suo nemico giurato, ovvero il tecnico Spalletti la cui figura ”umana” ne esce a pezzi, dal racconto-verità. Non sapremo mai per quale arcano motivo, lo ha costretto al ritiro, un calciatore della sua stoffa, avrebbe potuto ancora dare tanto al calcio. Emozionante il finale con la scena dell’addio al calcio segnata dalle lacrime del capitano e da quelle della gente dell’Olimpico che lo acclama. 

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