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Blade II

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Blade II

di DeathCross
8 stelle

Attenzione: la seguente recensione contiene SPOILER su questo ma anche SU ALTRI film del Regista Guillermo del Toro (in particolare "Hellboy: The Golden Army"!

 

Decisamente superiore al primo.

Se Norrington aveva realizzato il tipico pop-corn movie usa-e-getta, del Toro porta il franchise su un livello d'Intrattenimento ben più avanzato e Artistico, preparandosi quasi ai successivi "Hellboy" e, soprattutto, "The Golden Army".

Il Regista messicano sfrutta il meglio del materiale di partenza (dimostrando di aver studiato seriamente il precedente capitolo della trilogia) mettendo in risalto la natura Tragica dei personaggi, a partire dal protagonista, come il Diavolo Rosso creato da Mignola (che ha dato una mano nell'ideazione delle atmosfere del film), un reietto che ha sceolto di tradire la sua razza (i Vampiri) in favore di un'umanità a cui però non potrà mai appartenere. Come l'anti-eroe, anche l'anti-cattivo è squisitamente tragico: in molti aspetti simile al principe Nuada (intepretato sempre da Luke Goss) in "H:TGA", Nomak subisce un tradimento da parte del padre potente (qui totalmente negativo e senza scrupoli, là invece 'costretto' a condannare il figlio per preservare la pace) che per accrescere la propria forza ha sottoposto il proprio figlio ad un esperimento che lo ha mutato in un essere più pericoloso dei vampiri, il Reaper. Come in "Hellboy", anche qui l'antagonista cerca di convincere il protagonista ad unirsi a lui per combattere il vero nemico, ma ciò che spinge il personaggio a compiere i vari orrori non è la brama per un potere che possa liberare il mondo della magia e della natura dal 'cancro' umano, ma la semplice vendetta verso un padre spietato e, di conseguenza, verso la società che egli rappresenta (i vampiri): una ragione comprensibile, ma che non giustifica l'egoismo e l'irresponsabilità con cui sparge in lungo e in largo il suo virus. La morte in seguito al duello contro Blade gli porterà finalmente la pace meritata ma a lungo negata (nel Film i Reaper sono rappresentati come dei tossico-dipendenti, dando l'idea della sofferenza fisico-mentale che patiscono). Altro parallelo con "Hellboy II" è il legame sentimentale che intreccia la vita del protagonista (o, come accade in "Hellboy", nel co-protagonista Abe, l'uomo-pesce) con quella della sorella dell'antagonista: Nyssa, figlia sempre di Damaskinos, coinvolge Blade nell'alleanza coi vampiri per affrontare la minaccia dei Reaper, e man mano il legame tra i due si fa sempre più forte, tanto da instillare dei dubbi in Blade riguardo al suo odio incondizionato verso la comunità vampiresca (di cui tra l'altro fa parte, anche se per metà). Purtroppo, come (ancora una volta) in "H:TGA", il destino della principessa è strettamente correlato a quello del fratello, e anche qui è lei stessa a scegliere, in parte, il proprio destino: morsa da Nomak perché 'colpevole' di essere la figlia prediletta di Damaskinos, implorerà Blade di lasciarla morire da vampira, assistendo all'alba in una delle scene più Romantiche e Tragiche del Cinema Fumettistico.

Oltre che con il resto della Filmografia deltoriana (atmosfere claustrofobiche e 'fognarie' da "Mimic", vampirismo da "Kronos"...) troviamo delle somiglianze con altri Cinecomic del periodo (il migliore per il Cinecomic, secondo me, quando ancora questi film erano, appunto, Film e non semplice giochino per nerd): l'alleanza tra ex-nemici della stessa specie, in particolare, ricorda l'alleanza tra mutanti 'pacifisti' e 'armatisti' in "X-Men 2" si Bryan Singer. Ovviamente un'alleanza di questo tipo è profondamente segnata da un'atmosfera di sfiducia reciproca che sfocierà nel tradimento, a sopresa reso possibile grazie alla complicità dell'umano-schiavetto Scud (il Norman Reedus che diventerà famoso come Daryl nella serie "The Walking Dead").

Non manca una condanna del potere e le sue logiche, incarnate nella figura completamente negativa di Damaskinos il quale, per dichiarazione di del Toro stesso, non è affatto diverso dal tipico dittatore fascista (tema assai caro al caro Guillermo, come dimostrano "El Espinazo del Diablo" ed "El Laberinto del Fauno").

 

Seppure non libero creativamente come sarà da "El Laberinto" in poi (la natura commerciale è evidente), del Toro riesce comunque a imporre la sua Personalità Artistica: il look dei Reaper richiama gli amati insetti, le architetture sono dominate da una contaminazione tra Antico e Futuristico (con tanto di ingranaggi 'orologistici', anche questi molto cari al Regista), le scene action (coreografate anche da Donny Yeh, che qui interpreta il taciturno Snowman) sono girate e montate in modo fluido e comprensibile, il ritmo è incalzante ma ben calibrato, gli attori e le attrici sono diretti/e con un'attenzione corale, si respira la drammaticità delle morti (come si respirerà anche in "Pacific Rim", al contrario dei transformers bayani), ma sempre di deltoriano troviamo l'aspect ratio 1.85:1 (che sostituisce i 2.35:1 del predecessore), le tonalità ambra delle luci e la presenza del mitico Ron Perlman, qui nel ruolo del più che ostile Reinhardt.

Molto buono il cast: ogni personaggio è caratterizzato in maniera funzionale dal proprio attore o dalla propria attrice, Perlman come detto sopra è sempre mitico, Reedus e la Varela si calano con competenza nei loro personaggi, Kretschmann costruisce un villain memorabile (anche se per certi versi mi ricorda Voldemort), Luke Goss è forse un po' troppo melodrammatico ma direi che ciò è ottimale per il suo personaggio, Snipes è l'attore ideale per interpretare Blade e Kristofferson spicca sempre nei panni del redivivo Whistler, mentore del protagonista. La colonna sonora alterna mirabilmente brani orchestrali a brani discotecari (tipici del franchise di "Blade").

 

Sicuramente non siamo di fronte ad un Capolavoro e nemmeno ad una delle migliori Opere di del Toro, ma resta comunque un'Opera tipicamente e riconoscibilmente deltoriana, e quindi deliziosa per gli occhi e impossibile da dimenticare.

Direi un ottimo esempio di Cinecomic.

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