Regia di Diane English vedi scheda film
Squisita commedia davvero spassosa, effimera ma divertente Femminista a livello patologico, è forse l'unica pecca – o pregio – dato che nel cast non è compreso uomo alcuno; solo attrici affiatate, dove tutte hanno la loro scena madre nell'equilibrata seppur banale sceneggiatura. Ambientata nell'up-side newyorkese Divertimento senza impegno 6½
Divertente commedia corale coniugata al femminile, che scorre veloce come i dialoghi fluenti e cinici in cui trova, od offre, il suo forte.
Femminista fino allo spasmo, regge la scommessa audace della sceneggiatura quale, appunto, non prevede personaggio maschile alcuno – solo menzionati dalle protagoniste, tutte affiatate e calibrate ed incastrate alla perfezione in schema piramidale, al cui vertice sta una “liftata” Meg Ryan, la ricca e bistrattata, anzi, grandemente cornuta “sig.ra Heyns”. Mary per le amiche.
In suo aiuto accorre la madre Catherine, una monumentale Candice Bergen, il cui fastoso passato non passa mai in tv... suo l'unico piglio serio nel film, nei discorsi madre figlia: di riflesso in lei, anche Meg Ryan si risolleva... altrimenti coccolosa e depressa, così delusa su tutti i fronti: marito, padre, figlia e madre, ma che la riscatta nel finale.
La Benning miglior in campo forse; Silvia, con i suoi striduli latrati che strappano una spiritosa commozione divertita... per poi ricomporsi e serrare le file tra le sbandate pettegole richiamandole all’ordine con un fischio – strappa più volte la risata, anche soltanto mostrandosi di tanto in tanto ridicolmente sdolcinata quando invece è un’austera e fredda manager, ma di sani principi, leale e virtuosa negli affetti.
Debra Messing, Eddie, ridotta ad una fattrice puerpera, con due figliolette femmine sempre appresso... solo a tratti ricorda e riesce ad affiorare la sua spiccatissima vena da sitcom (Will & Grace) personaggio il suo, piuttosto in ombra; si rifarà solo nel finale in sala parto – suo l’unico maschio nel film: il neonato bebè!
Ovviamente non può mancare l’omosessualità per il tanto obbligato “politicamente corretto”: se ne prende cura – e male – una fighissima, sprecatissima, JadaPinckett (in Smith), che ricopre così anche il ruolo del personaggio di colore – Alex, sempre per il politicamente (s)corretto – sprecata nel doppio ruolo saffico/razziale; molto più divertente quando si relaziona con le amiche etero, attraverso il cinico personaggio nottambulo pseudo “vampiresco”. Devastante, in senso di comicità, il suo finale quando viene richiesta in sala parto dall’amica: strappa la ghignata tra conati di vomito e svenimenti!
Bette Midler divertente come sempre... in un piccolo, ma dissacrante come sempre, siparietto, quello di Leah, una paziente della spa;
Mentre innocuo e senza voto, il cammeo di una rediviva Carrie Fisher, che “tanto tempo fa tempo, in una pellicola lontana lontana”... fu una diva; qui sprecata, se non presa in giro, quasi le avessero fatto la carità... come troppo accadeva nelle sue ultime comparsate cinematografiche. Sempre nei ns cuori. Qui è la manager editor rivale di Silvia e per la quale venderà l’amica Mary.
Stratosferica la sensualità “nemica” della cavallona Mendes, Crystal, la sofisticata femme fatalle sfascia famiglie e di dote cacciatrice, nonché amante del signor Haynes ... opposta alla genuinità della Meg Ryan, un tempo fidanzatina d’America.
Buoni i personaggi di contorno della figlia Molly alla deriva relazionale (India Ennega), e la strepitosa governante Maggie, giocata magistralmente dalla veterana Cloris Lachman, un valore aggiunto anche qui come lo fu in “Spanglish”. Qui coadiuvata da...
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