Regia di Mario Orfini vedi scheda film
Thriller claustrofobico girato con buona padronanza del mezzo in un solo ambiente e praticamente con due soli attori. Buona l'idea e il personaggio maschile (il cattivo), molto meno quello femminile e l'interpretazione che di questa da la Styler.
Prodotto italiano di fine anni '80 nel quale Mario Orfini scrive, produce e dirige e Giorgio Moroder co-produce e compone la (buona) colonna sonora. Aggiungiamo che gli attori sono due di numero (più altre due comparse di numero) e vien fuori un lavoro che davvero rasenta l'autarchia. Ora, il soggetto è certamente brillante e originale, con l'ex marito genio malefico che decide di vendicarsi della donna che lo ha lasciato chiudendogli in casa un mamba reso iper-aggressivo da una dose extra di veleno che però lascia al rettile solo 60 minuti di vita qualora non riuscisse a scaricare tale veleno extra su una preda. Riuscito è anche il personaggio maschile, geniale ma folle, e le atmosfere angoscianti ed opprimenti che Orfini è stato bravo a rendere appieno. Molto meno riuscito è però l'altro personaggio, quello della ex moglie, la giovane scultrice Eva (e non voglio neanche commentare la scelta del nome Eva da contrapporre al serpente...), che al puro fine di allungare il gioco di Orfini finisce con il risultare una deficiente (almeno fino al colpo di scena finale). Parimenti modesta è l'interpretazione di questa resa da Trudie Styler, celebre più come moglie di Sting che non come attrice. Il film fu un mezzo fiasco ai botteghini di casa nostra, con mezzo miliardo di lire incassato a fronte dei 4,5 milioni di dollari investiti per realizzarlo, ma nonostante ciò trovò poi distribuzione anche sul mercato USA con il titolo “Fair Game”.
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