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Toll

Regia di Carolina Markowicz vedi scheda film

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La recensione su Toll

di pazuzu
8 stelle

Un racconto che dà il senso di come, in Brasile ancor più che altrove, l'assurdo sia diventato una paradossale normalità, al punto di dover considerare obsoleto il valore dell'onestà e derubricare la criminalità a semplice percorso ipoteticamente percorribile.

 

 

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Ogni mattina, Suellen si alza con il pensiero fisso di dover fare qualcosa per correggere l'identità sessuale di suo figlio Tiquinho. Quindi all'alba, prima ancora di recarsi al casello autostradale presso cui lavora, si ferma su una terrazza (con vista sulle ciminiere della sua Cubatão) e lì accende un Cero della Virilità, nella speranza che prima o poi il ragazzo la finisca di truccarsi, agghindarsi e vestirsi di rosa per atteggiarsi a diva della musica black e blues, riprendendosi in video che poi divengono di dominio pubblico.
A lavoro, poi, la collega e confidente Telma la aggiorna quotidianamente sulle nuove performance del figlio finite su vari gruppi di whatsapp, e nel frattempo le fornisce una possibile soluzione, ovvero approfittare del fatto che novembre è il mese contro la pederastia, e portarlo al seminario di riconversione sessuale tenuto da Padre Isaac, tanto più che al ragazzo mancano soli quattro mesi per compiere i diciotto anni, termine a cavallo del quale, se non sarà accaduto nulla a cambiare le cose, Satana terminerà il semplice affitto del suo corpo, facendolo diventare proprio tramite usucapione.

 

 

Il Brasile descritto dalla regista Carolina Markowicz in Pedágio, è il Brasile omofobico di Bolsonaro, l'uomo secondo il quale è meglio avere un figlio morto che gay. L'ossessione del governo di un paese per i gusti sessuali dei singoli individui, espressione diretta di un livello culturale basso che permette la proliferazione di storielle aberranti e garantisce notorietà e ricchezza a personaggi para-religiosi senza scrupoli in un sistema circolare che si autoalimenta, è messa in scena dalla regista attraverso un senso dell'umorismo scuro e caustico che si inserisce in un contesto estremamente realistico, e proprio per questo profondamente sinistro.

Convinta di fare il bene del proprio figlio, la donna sceglie di delinquere considerandolo il male minore, pur di poter pagare le costose lezioni e favorire il processo di 'risignificazione bioenergetica' proposto dal santone. Nulla, ovviamente, andrà come vuole la 'scienza' creata dal regno di Dio, ma resterà lo sgomento e l'amarezza per un racconto che dà il senso di come, in Brasile ancor più che altrove, l'assurdo sia diventato una paradossale normalità, al punto di dover considerare obsoleto il valore dell'onestà e derubricare la criminalità a semplice percorso ipoteticamente percorribile.

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