Regia di Fabio Mollo vedi scheda film
Opera seconda del calabrese Fabio Mollo, "Il padre d'Italia" è un progetto insolito che riprende lo schema tipico del road-movie per accostare il percorso di due emarginati che si trovano per caso insieme a condividere un viaggio alla ricerca del padre della nascitura di lei e a sperimentare nuove prospettive per le rispettive esistenze. Film che non manca di ambizioni, guarda ad esempi alti come "Il ladro di bambini" di Amelio, citato abbastanza scopertamente, con un gusto per l'immagine che in certi momenti si fa raffinato e sa catturare piccoli momenti di verità dei rispettivi personaggi in maniera abbastanza sincera, anche se poi si perde in altri dettagli, con la conseguenza che il risultato non convince del tutto. È ad esempio altamente improbabile che l'incontro fra Paolo e Mia avvenga in un locale gay di sesso promiscuo dove una donna non entrerebbe mai, e non viene data nessuna giustificazione narrativa per questo particolare, così come si potrebbe cavillare su altro, ad esempio il fatto che in Calabria nessuno si interroghi sul ruolo di Paolo nei confronti di Mia anche se la madre della ragazza sa bene che non è lui il padre della bambina. Insomma un film che vuole affrontare argomenti delicati come le "famiglie alternative" ma non sempre si affranca da certi cliché, compresi i discorsi di Paolo su cosa è naturale e cosa non lo è, che vengono poi smentiti nel finale dalla sua scelta coraggiosa. Bravo Luca Marinelli che recita in sottrazione con intelligenza e adeguata espressività, mentre forse non del tutto riuscita la performance di Isabella Ragonese, brava attrice che ci ha abituati bene ma che risente di un personaggio impostato in maniera contraddittoria nella sceneggiatura. Per me un film riuscito a metà, con alcuni buoni spunti ma che necessitava di un maggiore controllo; resta uno specchio abbastanza fedele di un paese ancora per molti versi arretrato e incapace di adeguarsi a nuove situazioni di famiglie allargate e genitorialità omosessuale.
Voto 6/10
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