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Dove vai se il vizietto non ce l'hai?

Regia di Marino Girolami vedi scheda film

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La recensione su Dove vai se il vizietto non ce l'hai?

di Ascasubi
4 stelle

La domanda che sorge spontanea dopo la visione di questo film, o, per essere meno sfacciatamente oggettivi, che "mi" sorge spontanea è: gli slippini succinti con solo una cordicella che affondava tra i glutei erano così di moda all'alba degli anni ottanta?

Eppure, se ben ricordo, nel catalogo di Postal Market - che da bambino amavo sfogliare - tale biancheria intima non compariva; ma forse ero più attento alla ghiandola mammaria che talvolta faceva capolino o si faceva intuire mediante astute trasparenze.

Lo so. Si tratta di un preoccupante esordio all'insegna del più smaccato feticismo condito, come spesso succede a noi ultraquarantenni, di riminiscenze onanistiche.

Ebbene i due elementi pruriginosi elencati sopra rappresentano anche i corni principali di discussione a riguardo del film in questione. Quegli slippini improbabili non rappresentano una moda, ma soltanto un confine: "cari ragazzi vi volgiamo bene, ma oltre non possiamo andare". Ed in effetti allora ci si poteva comunque accontentare della fantastica silhouette di Paola Senatore che, così essenzialmente abbigliata, prendeva il sole e si faceva spalmare la crema, e semmai chiedersi per quale motivo il giardiniere della villa, nonostante cotanta primizia, era più interessato alle forme di Alvaro Vitali travestito da cuoca; ma questa commedia non voleva certo addentrarsi nei misteri del sesso ne tantomeno aprire coraggiosamente delle porte. Non era il momento. In quegli anni era invece il momento delle risate - quelle grevi - e l'omosessualità era soltanto un pretesto per raggiungere velocemente questo scopo. Così, navigando negli stereotipi, il film, questo breve film, fila via liscio anche per merito dei caratteristi - su tutti Carotenuto -, sulla collaudata verve comica dello stesso Vitali e sugli affanni di Montagnani per i suoi maltrattenuti desideri sessuali.

Niente di più, ma tuttavia rimane un indefinibile senso di memorabilia per questa commedia, forse per averla faticosamente conquistata mediante rischiose visioni in seconda o terza serata, malgrado i genitori, malgrado insistenti intervalli pubblcitari, malgrado qualche taglio - questo nonostante gli slippini. 

 

 

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