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Matti da slegare

Regia di Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Stefano Rulli, Sandro Petraglia vedi scheda film

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La recensione su Matti da slegare

di lamettrie
8 stelle

Un gran bel documentario su una realtà così difficile da accostare, specialmente se vi si è in qualche modo coinvolti da vicino: la malattia mentale.

Il punto venne qui messo dai suoi grandi sceneggiatori in cooperativa (una parata di stelle del cinema serio italiano – da lì, 1975, sino quasi ad oggi, quasi 50 anni dopo- : Bellocchio, Agosti, Rulli, Petraglia) sulla necessità di correggere la modalità della cura del disagio psichico. Che sino ad allora si limitava spesso ad un contenimento criminale.

Anche questa operazione socialista, nel senso nobile del termine (sia per l’accentuazione del benessere di tutti e non solo di pochi, sia per la sensibilità verso chi ha più bisogno), non a caso post68, ha contribuito al netto miglioramento che nel ’78 portò la legge Basaglia, con quanto comportò di miglior umanizzazione dei malati psichiatrici.

Tante le scene commuoventi, senza affatto essere retoriche: non c’è nessuno sconto semplificatorio o edulcorante verso il dramma della sofferenza psichica. Che come tale è presentato.

Ma i disabili di vario tipo qui fatti parlare, e mostrati, vengono mostrati per quel che sono: persone che hanno identica dignità, e bisogni emotivi ed affettivi, dei normodotati, per quanto bisognosi di attenzione ed interventi politici mirati e speciali.  

Dunque è (ed è stato) corretto porre fine alla loro discriminazione, in termini anche di minor riguardo nei confronti delle loro legittime aspirazioni, emerse alla luce della scienza psicologica (anziché di metodologie magico-superstiziose, di varia estrazione).

Pregevolissima l’onestà verista, spinta fino alla crudezza, nella raffigurazione realistica delle umane difficoltà, qui purtroppo portate al parossismo (non certo dalla creatività! Bensì, purtroppo, dalla realtà medesima).   

La realtà emiliana appare ancora, con tutte le sue difficoltà, la meno peggiore del panorama italiano, per la sensibilità sociale verso l’uguaglianza e il diritto di felicità in generale. Meno appesantita che altrove dalla ipoteca cattolica, tale società mostra (nel complesso, non certo in ogni singolo caso!) di essere la più aliena: dalla disumanità; dalla indifferenza verso la felicità dei propri simili; dalla incomprensione verso i bisogni altrui; dall’accettazione passiva della tristezza; dalla condanna ai mali della solitudine…

Non è un caso che qui i diritti dei lavoratori e, di conseguenza, i diritti umani hanno avuto la loro migliore affermazione in Italia. Così come l’antifascismo, così prezioso oggi perché mai così in pericolo, nel 2024.

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