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Civil War

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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La recensione su Civil War

di barabbovich
7 stelle

In un futuro non così lontano, mentre negli Stati Uniti impazza la guerra civile, con gli Stati secessionisti determinati a prendere d'assalto la Casa Bianca, una fotografa di guerra dal passato leggendario (Dunst), un suo sodale (Moura) e il loro recalcitrante, anziano mentore (McKinley Henderson) partono alla volta di Washington nella speranza di ottenere un'intervista dal Presidente in carica. A loro si unisce una fotoreporter survoltata e cercaguai (Spaeny), che procurerà danni esiziali al quartetto. Il loro viaggio di oltre 1.300 chilometri si trasforma in una discesa negli inferi di una guerra senza quartiere, fatta di impiccagioni, torture, fosse comuni, omicidi a sangue freddo e nella quale il nemico alligna dove meno te lo aspetti.
Specializzato nel cinema di genere (prima il distopico Ex Machina, poi l'horror Men), alla vigilia del secondo appuntamento elettorale tra Biden e Trump il regista britannico Alex Garland confeziona un'opera fantapolitica adrenalinica e ambiziosissima (con budget milionario), quasi un monito sui tempi che ci potrebbero aspettare, in una forma mescidata tra racconto di formazione e road movie. Efficacissimo sul piano formale, tra scene apocalittiche di forte impatto emotivo e bruschi cambi di ritmo che sembrano riportare la narrazione su un piano di sospensione temporale, il film - che si colloca sul solco di opere come Urla del silenzio e Un anno vissuto pericolosamente - opera una scelta stilistica precisa, lasciando sulle quinte qualsiasi possibile approfondimento sulle ragioni della guerra civile e concentrandosi sull'impatto devastante della guerra su una popolazione votata all'autodistruzione. Peccato per qualche scelta sghemba, come quella di mettere nelle mani della giovanissima fotoreporter una macchina fotografica a pellicola e con un solo obiettivo da 50 mm. (roba che nemmeno ai tempi di Robert Capa…), per la scelta di un improbabile ticket tra uno stato tradizionalmente repubblicano (il Texas) e uno democratico (la California), una combinazione che confluisce nella due sole rimaste sulla bandiera americana, e per il finale decisamente telefonato, che stempera il messaggio di fondo del film: quello di offrire una testimonianza necessaria, al di là delle ambizioni personali.

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