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Foglie al vento

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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La recensione su Foglie al vento

di Peppe Comune
8 stelle

Ansa (Alma Poysti) è una donna sola che lavora come scaffalista in un supermercato. È spesso attaccata alla radio, ascolta le canzoni e i notiziari che portano brutte notizie dalla vicina Ucraina. Holappa (Jussi Vatanen), invece, lavora come sabbiatore in una fabbrica. È spesso attaccato alla bottiglia, e questo non gli consente di allontanare del tutto un passato da alcolista. I due si incontrano per caso in una sala da ballo e tra canzoni che sembrano fatte apposta per inneggiare all'amore e la comune voglia di tenerezza, sembra che tra di loro possa nascere qualcosa. Ma non hanno parole per dirselo. 

 

Alma Pöysti, Jussi Vatanen

Foglie al vento (2023): Alma Pöysti, Jussi Vatanen

 

Parlare del cinema di Aki Kaurismaki vuol dire confrontarsi con qualcosa di cui avverti l'importanza per il fatto semplice che quel qualcosa ti viene mostrato per quello che è. Certamente attingendo alla finzione tipica del fare cinema, perché in fondo di questo sempre si tratta, ma utilizzandola per rimanere fedelmente ancorati all’umanità dei suoi personaggi e ai fatti sociali sottintesi che ne rendono sbandate le esistenze. Il maestro finlandese, infatti, maneggia il linguaggio cinematografico con rispettosa maestria. La partecipazione narrativa del sonoro, l’uso (anche simbolico) del colore, la cura certosina di ogni singola inquadratura, il modo (ormai) riconoscibile di gestire i dialoghi, la scarna essenzialità della messinscena, sono tutti aspetti di una poetica che, nel mentre si impegna a somministrare dosi più o meno massicce di sagacia ironia lungo lo sviluppo narrativo di ogni film, conserva lo scopo primario di indagare dal di dentro vicende umane poste ai margini del modello economico dominante.  

Aki Kaurismaki è un maestro della semplicità, fosse solo perché i suoi film sembrano non prendersi mai troppo sul serio anche se poi è impossibile non ricavarne analisi lucide su questioni serie che riguardano l’andamento del mondo. Si prenda il tema del lavoro in relazione al fatto che tantissime persone vivono con esso un rapporto improntato sulla precarietà durevole. Ecco, tanti personaggi di Kaurismaki, per il modo in cui sono stati caratterizzati, sia in relazione all’ambiente che vivono che rispetto alla tipologia di persone che frequentano, sembrano essere l’esatta rappresentazione di quanto prescritto dalle analisi sociologiche di Zygmunt Bauman : vite di scarto in un mondo che si è dato regole tali da poterle concepire come oggetti facilmente sacrificabili. 

I protagonisti di “Foglie al vento”, Ansa e Holappa, sono delle vite che malgrado abbiano una loro umana consistenza si muovono alla stregua di esistenze anonime a cui lo Stato non garantisce più le adeguate protezioni sociali e che il mondo non fa fatica ad ignorare. Come altri personaggi dall’autore finlandese, i due sono alle prese con una vita che stenta ad essere secondo i loro più miti desideri, sempre in balia delle onde e sempre a fare gli equilibristi tra il reale e il desiderato. Si incontrano per caso e quasi per istinto si accorgono di avere in comune la stessa voglia di vincere la solitudine, di dare più solidità alle loro vite incerte. Perché, anche se non lo sanno, loro sono come foglie che il vento porta dove vuole, con scarsa possibilità di resistergli o di fargli cambiare direzione. Conducono vite incanalate lungo percorsi poco edificanti, ma che, tuttavia, tra un'ubriacatura e l’altra, un ballo appassionato e una cena appassita, una canzone d’amore ascoltata alla radio e della musica rock assorbita in un bar, trasmettono un senso vero dell'umano, quello che non indossa maschere per potersi palesare e neanche cerca alibi per esternare il suo legittimo bisogno alla comprensione. 

Ci sono aspetti tipici della poetica di Aki Kaurismaki che non mancano quasi mai nei suoi film, usati come degli strumenti fidati per veicolare l'idea di cinema che intende suggerire.

In primo luogo, il sonoro. In “Foglie al vento” è assolutamente centrale nell'economia della narrazione (come lo è spesso del resto). Da un lato, si ascoltano molte canzoni, quelle d'amore e quelle rock, alcune trasportano i cuori lungo la rotta di una desiderata allegria, altri suggeriscono la ribellione contro gli schemi consueti. Dall'altro lato, la radio è spesso sintonizzata sulle cose che succedono sul fronte ucraino. Ci sono vite alle prese con i problemi dell'ordinario, ma le voci che provengono dal mondo di fuori non portano certo buone novelle. 

In secondo luogo, con Kaurismaki non mancano quasi mai nei suoi film inquadrature che mettono volutamente al centro dell'attenzione un bel mazzo di fiori colorati. Accenni di luce in vite ingrigite dalla monotonia, sprazzi di generosa speranza in un mondo attanagliato dal disincanto. Come a dire, fintanto che ci saranno i fiori a germogliare e a regalare colori all'esistenza, il domani potrà essere ancora pensato come una cosa amica.  

Infine, per “Foglie al vento” ritorna (quasi ai livelli della "trilogia dei perdenti") un tratto caratterizzante della poetica del maestro finlandese : la laconicità dei personaggi, che parlano poco e solo per dire lo stretto necessario. Anse e Holappa sanno che tra loro potrebbe nascere qualcosa ma non sanno dare voce ai rispettivi sentimenti, per paura di collezionare un'altra delusione forse, o più probabilmente perché in vita hanno fatto più pratica di diffidenza che di amore. Ma questo non gli impedisce di capirsi e, forse, di amarsi, perché in fondo entrambi sanno che è meglio investire in affetti per un loro simile. 

Una cosa che mi è sempre particolarmente piaciuta del cinema di Aki Kaurismaki è questo modo sobrio e incisivo insieme di usare quegli “ingredienti” che fanno la sua originale poetica. Un modo anche simbolico direi, che dietro il poco apparente che sembra stare nei suoi film fa emergere invece chiavi di lettura profonde sullo stato di salute della nostra contemporaneità. Emblematico a mio avviso e tutta la parte iniziale del film. Siamo al supermercato dove lavora Ansa. Le prime immagini inquadrano una cassiera mentre fa passare la merce comprata sul rullo della cassa. Ad un certo punto la macchina da presa rimane fissa per qualche secondo su della carne imbustata che si accumula copiosa sul fondo del rullo. Poi seguono delle immagini delle telecamere di sorveglianza che riprendono in panoramica il vasto locale. Stacco su un primo piano di un vigilantes, poi un susseguirsi di campo/controcampo dall'uomo ad Ansa che sta mettendo a posto la merce sugli scaffali. Per mostrare l’omone in divisa che, con fare sospettoso, sta chiaramente controllando ogni movimento di Ansa (cosa queste che si ripeterà altre volte). Ecco, parafrasando ancora il magistero del grande sociologo polacco, in un mondo votato alla cultura dell’accumulo, dove il controllo è ormai capillare e dove il modo migliore usato dal potere costituito per salvaguardare la conservazione dello status quo è diventato quello di mettere l'uno contro l'altro persone appartenenti alla stessa classe sociale, per le lavoratrici come Ansa è più facile rassegnarsi a vivere sotto un regime di libertà vigilata piuttosto che rischiare di soccombere sotto i colpi  della totale assenza delle adeguate protezioni sociali. Ecco, le riflessioni possibili che si può essere indotti a fare attraverso quanto può emergere da poche inquadrature poste in successione con un riconoscibile senso narrativo.  

Il finale ci restituisce Ansa e Holappa in compagnia di un cane trovato dalla donna (e che ha chiamato Chaplin) in una ripresa che ha quanto basta per essere quello che effettivamente vuole essere : un omaggio garbato a Charlie Chaplin, un maestro indiscusso nel vestire di speranza anche esistenze venate di tristezza. 

Mi piace concludere sottolineando che è sempre un piacere constatare che un autore (che si ama particolarmente) non perde il vizio di fare del buon cinema con precisa regolarità. Che può capitargli di fare anche un film meno riuscito, ma che nella sostanza continua ad essere come una bussola a cui poter sempre attingere per ricevere delle coordinate sicure. 

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