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La tigre e la neve

Regia di Roberto Benigni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La tigre e la neve

di Lina
7 stelle

Benigni si dedica nuovamente a un prodotto cinematografico che oscilla tra dramma e commedia.

 

Il tema è ancora una volta impegnativo. Questa volta, anziché trattare il nazismo e le sue persecuzioni contro gli ebrei, tratta la guerra in Iraq, il terrorismo e i bombardamenti angloamericani, su di un sfondo prettamente onirico, poetico e romantico.

 

Il protagonista è Attilio, un professore di poesia, divorziato con due figli, che ama da tempo una scrittrice di nome Vittoria, che sogna di sposare tutte le notti, ma che non sembra ricambiare il suo sentimento. Le cose si complicano dopo che lei parte per motivi di lavoro per l'Iraq, perché rimane gravemente ferita. Attilio, che ancora l'ama, non esita a curarla e a starle accanto, sebbene lì i mezzi scarseggino un po'. Riesce a salvarla, ma alla fine viene imprigionato perché scambiato per un terrorista dagli americani.

 

La sceneggiatura è discreta e la trama, nonostante qualche momento di noia, si lascia seguire fino alla fine. Le ambientazioni e le atmosfere sono molto cupe (il film è stato girato in Tunisia), ma Benigni ci concede gustosi sprazzi di ironia e comicità. Questa volta, inoltre, l'epilogo non è tragico. Vittoria si risveglia dal coma e guarisce del tutto, facendo ritorno a Roma insieme ad Attilio che viene liberato.

 

Il regista e attore toscano cura anche in questo caso di persona il soggetto, ma non concede sorprese. Ripete lo stile, la tipologia di dramma con sfumature esilaranti e l’essenza ingenua, sognatrice e romantica di Guido, protagonista del suo precedente film vincitore di Oscar, “La vita è bella”.

 

Piacevoli e preziosi i momenti del sogno in cui appaiono grazie a trucchetti grafici, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Jorge Luis Borges e Marguerite Yourcenar.

 

È un’opera che esalta il valore dell'amore altruistico e incondizionato, del sacrificio e della speranza, dimostrando quanto possa talvolta rivelarsi utile lottare per quello in cui si crede e che si desidera.

 

Certamente non un capolavoro, non sfiora assolutamente i vertici de “La vita è bella”, ma non è neppure un film pessimo. È ricco di anima e sentimento. Tocca le corde del cuore in più di una scena ed è stato interpretato con grande sensibilità e al contempo simpatia da Benigni e dal bravo Jean Reno – il suo personaggio che muore suicida ha una psicologia complessa e commuove tantissimo. Sempre un po’ insipida e noiosa, invece, Nicoletta Braschi.

 

Una pellicola in definitiva dignitosa, in cui il talento giullaresco di Benigni sortisce il suo effetto.

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