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Reinas. Il matrimonio che mancava

Regia di Manuel Gómez Pereira vedi scheda film

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La recensione su Reinas. Il matrimonio che mancava

di spopola
8 stelle

Colorata e sapida commediola di derivazione almodovoriana (ma solo all'apparenza, non certo nella sostanza) che mantiene molto poco di quello che sembrava promettere sulla carta, e risulta, tutto sommato e nonostante il tema scelto, molto più innocua e qualunquista di quanto vorrebbe apparire. La trasgressione è infatti solo nell'enunciato, non certo nella realizzazione che si mantiene invece su una fin troppo corretta e pedissequa appicazione di stereotipi risaputi, particolarmente attenta a divertire senza "sconvolgere2 troppo, e assolutamente incapace di avere la forza di scivolare fuori dal "politicamente corretto". Il film è infatti zeppo di luoghi comuni e di estremizzazioni tipicizzate che spesso riducono i personaggi (soprattutto quelli "maschili") a delle semplici e scontate "macchiette" vicine al paradosso, che nulla aggiungono alla consolidata e spesso abusata iconografia relativa ai comportamenti e alle relazioni fra persone dello stesso sesso, banalizzandone gli atteggiamenti in schemi risaputi e ampiamente usurati e saccheggiati. A ben guardare insomma, è una pellicola che "sembra" voler parlare di un problema scottante, ma che si guarda bene dal farlo, limitandosi semmai a sfiorarlo in superficie e solo per coglierne gli aspetti più manierati e grotteschi, quasi farseschi, senza per altro fornire alcuno spunto di adeguato approfondimento o riflessione. Così,le coppie gay in fregola, in attesa fra titubanze e preoccupazioni di realizzare la sospirata (e al tempo stesso temuta) legalizzazione delle loro unioni finalmente resa disponibile, non solo non costituiscono uno spaccato sufficientemente rappresentativo e credibile di una realtà oggettiva e variegata, compresse come sono in un universo ristretto e di univoca estrazione borghese (o piccolo borghese che dir si voglia) - soprattutto nelle aspirazioni e nei desideri, più che nella espicitazione della loro appartenenza di casta - ma sono anche presentate secondo cliché di marcata frustrazione comportamentale e sentimentale e di superficialità di rapporti comunque "precotti" e privi di spessore che aiutano davvero poco la causa omosessuale... anzi!!!!: la visione rimane inequivocabilmete maschilista e reazionaria e tale da emargianre ancora una volta il problema della diversità sessuale, fra le fenomenologie deviate da baraccone o da circo. Nonostante queste evidenti riserve di fondo, il film si presenta però come una divertita e irridente cavalcata che caricaturizza i vizi e i tic comportamentali al limite, dei rapporti generazionali, familiari e fra i sessi, in un mondo che ancora una volta dimostra di aver perso per strada valori e principi fondanti: un'utopia rappresentativa impossibile da realizzare in questa Italietta sconfortante che continua ad avere "paura" e non vuo,le il confronto, nemmeno sui binari della leggerezza ammiccante (e lo conferma il ridicolo divieto ai minori di 14 anni imposto da una commissione ministeriale ottusa e ossequiente ai dettati del cattolicesimo medioevale di Ratzinger e C°, timorosa di ottundere le menti "innocenti" e di invogliare alla "perversa trasgressione" giovinetti in formazione e ancora periclitanti, divulgando anche ai minori questa "blasfemia" inesistente) ed è una decisione che grida vendetta, vista la "virtuosità" oggettiva del contesto, tanto che in mancanza del "peggio£ che non era nè rappresentato nè espicitato (e quindi introvabile) ci si è dovuti aggrappare per far passare la limitazione, ad una innocua sequenza iniziale sul treno, una "scopata" nei cessi furiosa e pudica, soltanto divertente e irrisoria, dissacrante e ridicola nella sua meccanica frenesia e assolutamente priva di morbosità voyeristica. Il film nel suo insieme è molto godibile e scoppiettante cpn qualche (più d'uno) momento di stanca, ma nel complesso risulta assolutamente rilassante e fantasioso, basta spostare l'ottica verso il più corposo e divertente versante dei genitori (soprattutto quello femminile), una irresistibile galleria di madri complessate e complessanti, che rendono spassosi gli avvenimenti e le dispute - qualche volta invero di eccessivo sapore goliardico - contrappuntando egregiamente con il loro esasperato iastrionismo e le loro indubbie capacità attoriali, l'evolversi dei fatti e degli avvenimenti. Ed è proprio il cast femminile la "marcia in più" della pellicola, che finisce per dare un senso all'operazione e contribuisce in larga parte a tenere lontana la noia spesso ina gguato: una nutrita schiera di "attempate2 signore, commedianti di razza, disponibili ad esporsi sopra le righe senza ritengno e senza temere di ridicolizzarsi, quasi tutte allevate nella scuderia dell'iberico Pedro, appunto, e quindi abituate ad "osare", tutte scatenate e divertenti che da sole valgono ampiamente la visione del film e il prezzo del biglietto.

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