Regia di John Cameron Mitchell vedi scheda film
Ignoro se due cantori di New York come Andy Warhol e Woody Allen si siano mai incontrati. Cinematograficamente parlando, un punto d'incontro ideale tra il guru della pop art e l'ultimo Allen potrebbe essere costituito da questo Shortbus, che per ambientazione può ricordare un paio di lavori di William Friedkin (Festa per il compleanno del caro amico Harold e Cruising), dal cui tono funereo lo distingue un certo vitalismo dell'ispirazione.
Shortbus non è solo un film sugli omosessuali o sugli omosessuali newyorkesi, anche se mi sembra chiaro che quello sia il mondo che John Cameron Mitchell conosce meglio. Le storie, le insoddisfazioni e le depressioni di Shortbus costituiscono un coacervo che può essere definito "l'amore ai tempi delle Torri Gemelle".
Le situazioni somigliano tutte, un po' troppo, a dei casi limite, a cominciare dalla consulente di coppia, la cui plastica ed atletica attività sessuale non l'aiuta a raggiungere quell'orgasmo che non ha mai conosciuto. In questo senso è fondamentale la sequenza nella quale la protagonista Sophia riesce finalmente a procurarsi il tanto sospirato orgasmo: è una sequenza fatta di colori e di appagate fantasie erotiche, a dimostrazione una volta di più, qualora ce ne fosse bisogno, che l'appagamento sessuale ha a che fare con i processi mentali assai più che con le dimensioni dei pezzi di carne.
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