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Notturno bus

Regia di Davide Marengo vedi scheda film

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La recensione su Notturno bus

di maurizio73
4 stelle

Marengo esordisce con un macchiettistico noir metropolitano che scimmiotta il cinema in agrodolce del maestro Mazzacurati: il miraggio di una vita diversa per due solitudini in fuga dai fallimenti del passato e dalle indigenze del presente. Parodia fuori registro, plot telefonato e caratteri inconsistenti per un sonoro fiasco all'uscita in sala.

Al centro dello scambio di un microchip compromettente tra opposte fazioni di agenti segreti, si inseriscono senza volerlo una ladra avvennente ed un autista spiantato. Tra vicissitudini, inganni ed inseguimenti vari, finiranno per condividere le reciproche solitudini e...una grande somma di denaro.

 

 

Marengo esordisce nel lungo con un macchiettistico noir metropolitano che scimmiotta il cinema in agrodolce del maestro Mazzacurati: il miraggio di una vita diversa per due solitudini in fuga dai fallimenti del passato e dalle indigenze del presente. La spy story che fa da sfondo alla storia è ovviamente un esile pretesto che innesca, attorno all'oggetto di una contesa formato francobollo, le vicende tragicomiche di una stralunata galleria di personaggi da fumetto che si arrabattano come possono tra insuccessi professionali e insoddisfazioni personali, fino all'epilogo di una improbabile storia di sentimenti fraintesi e di bottini contesi. Se la parodistica commistione di registri d'importazione che vorrebbero contaminare azione e riflessione mal si addice alla modesta qualità degli sceneggiatori nostrani, il film si incarta di più sul versante di un'azione sfilacciata e telefonata e sulla inconsistenza di caratteri bidimensionali che ripropongono altrettanti stereotipi del cinema d'oltreoceano: dallo sgamato agente segreto di uno svagato Ennio Fantastichini al bullo dal cuore d'oro di un corpulento Mario Rivera, dalla femme fatale da quattro soldi di una scipita Giovanna Mezzogiorno al loser dal fascino triste di uno svogliato Valerio Mastandrea. A peggiorare le cose, il ridicolo bozzettismo di un inguardabile Francesco Pannofino che sbraita e si agita per tutto il film nell'inutile tentativo di giocare la carta di una comicità sopra le righe che faccia da contraltare alla malcelata tristezza di ricercate atmosfere blues. Nel finale, perfino il gioco combinatorio di un doppio incrocio di destini tra padri putativi e figliol prodighe col complesso di Cleopatra nel disatteso rendez-vous di un appuntamento per la vita...o per la morte. Tutta fatica sprecata, compresa la bella colonna sonora di un talentuoso Daniele Silvestri e ben due atobus dell'ATAC andati distrutti durante la scena dell'inseguimento notturno tra bestioni del trasporto urbano. Due nomination ai David, due ai Nastri d'Argento ed una ai Globi d'oro per una produzione italo-polacca che spende tre e incassa uno; anche qui purtroppo i conti finiscono per non tornare affatto.


Hey,
li senti gli autobus di notte
con certi meccanismi rotti
fare troppo rumore
...
nessuno li sta cercando
nessuno li sta aspettando
anche l’autista dimmi… cosa fa

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