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The Great Debaters. Il potere della parola

Regia di Denzel Washington vedi scheda film

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Stuntman Miglio

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La recensione su The Great Debaters. Il potere della parola

di Stuntman Miglio
6 stelle

ASSUNTO – Il cinema d’impegno civile va sempre preservato.
TESI A FAVORE – Dopo Antwone Fisher, un nuovo racconto di formazione va a comporre l’ossatura della seconda regia di Denzel Washington. Più corale, di maggiore portata. Quasi epico, a suo modo.
Texas, anni ’30. Linciaggio e razzismo vanno a braccetto. Un gruppo di giovani negri catalizza su di sé l’attenzione dell’intero stato partecipando e vincendo appassionate gare di dibattito sotto la guida di un carismatico insegnante comunista. Materiale umano che scotta, orgoglio che implode. Rappresaglia e cambiamento attendono al varco della sfida più importante, quella con l’emblema della tradizione conservatrice: Harvard.
Un accurato ed accorato excursus della lotta per i diritti fondamentali dell’uomo contro la cancrena del pregiudizio, filtrato e idealizzato dallo sguardo di adolescenti segnati ma determinati a non arrendersi. Vicenda di coraggio e sacrificio, d’amicizia e resistenza. Metafora di conquista sociale e di mutamento storico.
TESI A SFAVORE – Necessariamente verboso e dispersivo, “The great debaters” risulta un po’ troppo accondiscendente nel conciliare il sacro con il profano. Nel nobile intento di glorificare la lotta, infatti, Washington tende ad accontentare tutti assumendo, a tratti, toni ecumenici. Scelta legittima, persino comprensibile ma non del tutto credibile, proprio come la sostanza degli scontri dialettici dei suoi studenti: eccessivamente composti, inevitabilmente retorici.
CONCLUSIONE – Opera ambiziosa ed imperfetta, ricca di sin troppe sfumature e sottotrame, eppure frenata nel suo scopo principe di denuncia. Un po’ di grinta in più non sarebbe certo guastata, tanto più che, nel Denzel attore, la si scorge chiaramente e a più riprese. Auguriamoci che prima o poi possa prendere il sopravvento sul regista moderato.

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