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Tutti al mare

Regia di Matteo Cerami vedi scheda film

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La recensione su Tutti al mare

di Stuntman Miglio
6 stelle

Ebbravo Matteo Cerami! L'idea di far transitare un'intera nazione presso un chiosco sulla spiaggia non era semplice e nelle intenzioni poteva sembrare tanto ambizioso quanto arrogante ma, alla fine, il suo "Tutti al mare" si può tranquillamente affermare che abbia centrato il bersaglio. Commedia corale, inequivocabilmente romana, italiana in tutto e per tutto con un taglio che rimanda al passato, quando si riusciva a tratteggiare uno spaccato sociale mantenendo un tono leggero, quasi scanzonato ma senza per questo abbandonarsi al buonismo. Ecco così che, fra una battuta e l'altra, vediamo sfilare (quasi) irreprensibili mammoni, eccentrici personaggi televisivi, sciatte ed abuliche forze dell'ordine, famiglie allargate, cosmopolite, immigrati d'ogni tipo, pervertiti e chi più ne ha, più ne metta senza dimenticare scaramanzie ed egoismi vari che ci contraddistinguono nel mondo. Buono il tasso d'ironia, nonostante il rischio del luogo comune sia sempre dietro l'angolo, durante il film di Cerami si sorride spesso, consapevoli del fatto che quella che passa sullo schermo è l'Italia di questi ultimi anni: ipocrita e smanettona. Non tutto funziona come dovrebbe, almeno non sempre ed alcuni personaggi risultano meno efficaci di altri (Zanella e Angiolini su tutti), così come determinate situazioni vengono tratteggiate con maggiore superficialità. La carne al fuoco è tantissima e non tutto riesce a essere gestito in maniera organica ma complessivamente, "Tutti al mare", è una pellicola godibile ed interessante. Non foss'altro per l'ottimo cast messo assieme, capitanato dal sempre efficace Marco Giallini e popolato da buoni interpreti come Fantastichini, De Rienzo, Bonaiuto, Montanari, Occhini e Mastandrea. Un piacere (ri)vedere anche Ninetto Davoli ma il pezzo forte è un incontenibile Gigi Proietti nei panni di un cleptomane smemorato. Uno che ti piazza Sergio Citti fra i sette re di Roma e a momenti manco te ne accorgi. Ogni riferimento a "Casotto" è tutt'altro che casuale.

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