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Creepshow 3

Regia di Ana Clavell, James Glenn Dudelson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Creepshow 3

di DeathCross
3 stelle

Ana Clavell e James (Glenn) Dudelson, un anno dopo aver diretto (in coppia), prodotto (Dudelson), scritto e montato (Clavell) il quasi letteralmente inguardabile (anche se mai quanto "Children of the Living Dead") "Day of the Dead 2: Contagium", 'reshitquel' del quasi omonimo Capolavoro di George A. Romero (di cui tra l'altro Dudelson, detentore pare dei diritti, produrrà altri due remake, entrambi bruttarelli, e una serie tv di prossima uscita), tornano a 'omaggiare' il mai troppo compianto 'Father of the Living Dead' con questo "Creepshow 3". Anche qui entrambi firmano in coppia la regia e, in aggiunta, sceneggiano un episodio a testa dei cinque totali e producono, ritagliandosi un paio di camei e montando (Clavell da sola) il tutto.
Romero, King o la EC, inutile dirlo, non c'entrano assolutamente un cazzo con questo prodotto che, prevedibilmente, sfigura non solo nei confronti dell'Originale (un Caposaldo dell'Horror antologico) ma persino del discreto ma, per me, tutto sommato 'spento' sequel ufficiale. Non siamo però ai livelli inconcepibili di "Contagium", probabilmente perché qui la natura episodica aiuta a rendere molto più facile da sopportare e seguire il malloppo. A proposito della struttura episodica, qui non abbiamo una cornice vera e propria (escludendo l'intro animato e l'epilogo), come accadeva nel dittico originario, ma le cinque storie si intersecano nei personaggi e nella riproposizione di alcuni momenti da diversi punti di vista: derivazione di "Pulp Fiction" (come sostiene anche wikipedia) o 'anticipatore' del "Trick'r Treat" di Dougherty, l'idea in sé non è brutta, anche se aumenta il distacco da "Creepshow" e quindi il senso stesso di mantenerne il titolo se non per ragioni spudoratamente commerciali, ma perlomeno dà un pizzico d'interesse alla visione e agli episodi stessi, altrimenti privi di qualsiasi attrattiva e/o personalità. Vado ora di elenchino rapido.
Il primo, "Alice" (scritto da Clavell), porta avanti con ragguardevole piattezza un racconto di realtà parallele che sfocia in un finale ad minchiam. Il secondo, "The Radio" (sceneggiato da tal Alex Ugelow), ha un'idea interessante (una radio suggerisce ad una guardia di sicurezza delle mosse per dare una svolta alla propria vita) e forse arriva a qualcosa di vagamente degno di nota, aiutato da un protagonista sufficientemente in parte. Il terzo, "Call Girl" (Pablo C. Pappano è l'autore dello script), poteva essere un buon incrocio tra thriller con assassina/femme fatale e horror vampiresco, ma è già stato fatto molto meglio (ad esempio da "From Dusk Till Dawn") e in ogni caso è messo in scena in modo alquanto anonimo dandomi inoltre l'impressione di essere pure anti-femminista (ma credo di essere stronzo io, e sono sincero). Il quarto, "The Professor's Wife" (scritto da Dudelson), è forse l'episodio più riuscito, sicuramente il più divertente e l'unico che riesce a ribaltare le aspettative grazie ad un gioco di equivoci e mal interpretazioni non malaccio. Il quinto e ultimo, "Haunted Dog" (Scott Frazelle è accreditato alla sceneggiatura), ha pure qualcosina d'interessante, arrivando quasi a proporre qualche spunto di riflessione sociale (messo in piedi malamente e senza mai davvero mettere in discussione la società) con un medico stronzo assai come protagonista.
Tutte queste storielle non raggiungono insieme nemmeno un briciolo dell'attrattiva della storia più moscia del primo "Creepshow" (per me "The Lonesome Death of Jordy Verrill", ovvero quella con King, comunque molto buona) e faticano pure contro "Creepshow 2" (che infatti ha nei soggetti di partenza il suo punto di forza, a differenza dell'anonima e inesperta regia del direttore di fotografia Gornick), la fotografia di James M. LeGoy mi è parsa professionale ma poco degna di nota, la colonna sonora di Chris Anderson non riuscivo a ricordarla già dopo qualche minuto dal termine della visione e, soprattutto, la messa in scena di Dudelson e Clavell è priva di mordente. Sui contenuti non entro, non essendo particolarmente ricercati (come ho detto sopra solo "Haunted Dog" sembra proporre qualche spunto di riflessione sociale, e son sempre meno sicuro sia intenzionale e/o condivisibile), ma si avvertono dei passivi 'reazionarismi' (forse peggiorati proprio dalla quasi sicura involontarietà), tra maschilismo becero, razzismo (a volte dando l'impressione di volerlo criticare, ma in modo 'centrista' e controproducente) e altra roba assai discutibile, ma è più che altro la stupidità a dominare. 

Se si lascia guardare è solo per la sua natura episodica, ma non si perde assolutamente niente (di buono) se si evita la visione.

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