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Rock of Ages

Regia di Adam Shankman vedi scheda film

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La recensione su Rock of Ages

di ROTOTOM
8 stelle

Avrei potuto interpretarlo io, questo musical. Le canzoni le conosco a memoria. Le pose, pure.  Mi scorre linfa metallica nel sangue fin da quando ero ragazzino e i vigorosi ragazzotti truccati spiattellati sulle copertine dei vinili  alimentavano a suon di riff , gorgheggi ,  coretti e metafore facili facili strillate in rima, gli slogan che avrebbero scandito la mia solare adolescenza. Girls girls gilrls, divertimento e rock ‘n’roll capellone cotonato. Fortunatamente ciò che non ho mai avvicinato è stata la droga, così posso permettermi di ricordare tutto e di capire quanto fossi felice, a quel tempo e di come quel tipo di felicità dovesse necessariamente  finire per essere compreso nella sua completezza.

Il film: Rock of Ages è un musical tanto grezzo quanto potente, costruito attorno alle canzoni hard rock, colonna sonora della seconda metà degli anni 80 della scena di Los Angeles quando  le pose, i capelli e lo stile di vita dei protagonisti erano importanti quanto la musica stessa.
Tratto da un musical di successo del 1987 il film è ambientato proprio in quell’anno attorno alle vicissitudini di un locale sulla Sunset Strip di Los Angeles, il Bourbon, nel quale si incrociano le vite di Dennis Dupree (Alec Baldwin) proprietario del locale; Sherrie (Julianne Hough) aspirante cantante giunta nella città degli angeli con una valigia di dischi e di sogni; Drew ( Diego Boneta) ,giovanotto dotato di una buona voce cameriere del locale;   Stacee Jaxx (Tom Cruise) il dio del Rock sempre  sull’orlo del coma etilico e costantemente impegnato in una jam session sessuale con schiere di  grupies adoranti  e il suo viscido manager, Paul Giamatti.  


Per chi era ragazzino in quegli anni Rock of Ages è un tuffo nel passato reso indelebile da canzoni facili facili ma di potentissimo appeal. Di fatto il “metal” che viene preso in considerazione è quello meno hard e più hair ma non per questo meno divertente. Il regista Adam Shankman già autore di Hairspray-Grasso è bello , crea un film bizzarro che ha nella facile drammaturgia, negli stacchi musicali e nelle coreografie di massa – concerti e balli  -  il punto di forza.

I testi delle canzoni, molto spesso fuse in medley,  rappresentano l’asse portante dello sviluppo della storia esprimendo i sentimenti a suon di liriche e di slogan, un po’ come fu per Moulin Rouge ma molto meno raffinato e più portato allo sberleffo da commedia. Sulle musiche di Def Leppard, Journey, Guns’n’roses, Quiet Riot, Scorpions, va in scena l’epico scontro tra il Male ovvero il rock con tutto il corollario di sex, drug, drink e il Bene, quello dei borghesi ipocriti difensori di valori fasulli per conto terzi capitanati da una Catherine Zeta-Jones in tailleur rosa pastello d’ordinanza. In effetti la crociata anti rock ci fu sul serio in quegli anni ed ebbe la sua sublimazione musicale nell’inno We’re not gonna take it dei Twisted Sister di Dee Snider , non a caso pezzo culminante di un film costantemente, consapevolmente  sopra le righe.

E’ semplice, Rock of ages, un po’ sciocco, ingenuo e stereotipato ma dal ritmo trascinante. Un po’ come l’hard rock di quel tempo. Sorprende però una sana vena da commedia disimpegnata, con alcune scene veramente azzeccate e esilaranti, un manipolo di personaggi totalmente asserviti all’esagerazione, una messa in scena multicolore. Le canzoni sono tutte cantate dai protagonisti del film, Tom Cruise compreso che sfodera un’insospettabile propensione da poseur maledetto baciato dal dio del Rock in persona. Forse un po’ forzato, sicuramente autoironico, l’ unico difetto del suo personaggio è che avrebbe dovuto fermarsi al cammeo o poco più e invece acquista sempre più importanza nel corso del film ma senza un vero e proprio spessore drammatico finisce per ripetersi. 
Finale iperbuonista, ma dopo tutto è una favola di capelloni, donne discinte e musica che come ogni favola che si rispetti ambisce al lieto fine.  E’ un tributo al trionfo del cattivo gusto, fatto di sudore e pelle, sessismo condiviso da entrambi i sessi e fiati pesanti di birra. Eccessi grotteschi di personaggi figurina, ma il rock era questo, ed è questo tutt’ora, nei raduni metal è il vecchio che avanza, anzi che resta. Un’epoca irripetibile che ebbe alla fine degli anni ‘80 l’inizio del declino con l’avvento del pop  - mirabilmente descritto con sulfurea cattiveria  - ma anche il cambiamento dell’intero star system che abbandonava i fumosi locali del circuito di Los Angeles, palestre del più puro sogno americano – nei retro palchi di questi locali sono stati ingaggiati i più grandi gruppi rock metal di quegli anni – per costruire a tavolino i protagonisti del decennio successivo, distruggendo definitivamente quel poco di ingenuità che il rock trasmetteva attraverso un atteggiamento ribelle.

In Rock of Ages c’è tutto questo sottotraccia,  ma senza un briciolo di nostalgia indotta. It’s only rock’n’roll , solo per appassionati. Ma per chi vuole divertirsi, il film non si risparmia affatto.


Per tutto il film  non sono riuscito a tenere fermi i piedi. Mi sono accorto che ho sorriso per tutta la durata del musical e per un attimo mi sono sentito i capelli appiccicati al collo e sulle spalle. Tornando a casa non ho mai smesso di canticchiare, poi ho tolto dal lettore il cd dello Zecchino d’Oro di mia figlia e ho messo su un vecchio disco dei Def Leppard, Pyromania (1983). Una canzone prima di tutte: Rock of Ages.   

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