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Venezia, la luna e tu

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su Venezia, la luna e tu

di Baliverna
6 stelle

Due romani D.O.C. tra le calli, più i pruriti per le turiste della penna di Pasquale Festa Campanile. Non poteva funzionare troppo bene.

L'idea è di proseguire sulla strada felicemente inaugurata da "Poveri ma belli", a partire da regista, sceneggiatori e Marisa Allasio (questa volta alquanto coperta, però), che avevano partecipato anche all'altro film. Il risultato, comunque, non è brillante come in quel caso.
Innanzitutto ritengo infelice l'idea di far recitare due attori romani, che certo non dissimulavano il loro accento e la loro origine, nella parte di due veneziani DOC. Un po' come sarebbe successo per il milanese Celentano nei panni del laziale Serafino. Il dialetto che parlano è giocoforza caricaturale e parodistico.
Dopo una prima parte un po' troppo cartolinesca e poco narrativa, va detto che Dino Risi se la cava egregiamente nel gestire i tempi, nel far procedere la vicenda e nell'usare la macchina da presa. Quando agli attori, convince forse più un controllato Manfredi che un Sordi un po' troppo scalpitante e sopra le righe. Il suo personaggio, comunque, finisce per essere un po' cinico e autoassolutorio, e con lui tutto il film. La freschezza e il sapore di "Poveri ma belli" sembrano andati perduti.
Pasquale Festa Campanile e compagnia ci garantiscono il solito repertorio di maschi arrapati e femmine dietro cui sbavare, tema che del resto avrebbe continuato anche per molti anni come regista.
In poche parole, è un filmetto gradevole, un po' superficiale, con bellissime immagini di Venezia, con momenti comici riusciti e altri solo nelle intenzioni. Splendida la fotografia a colori.

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