La recensione su Il punto di rugiada

di ilpanda

8 stelle

I giovani Manuel e Carlo vengono condannati per motivi diversi ai lavori socialmente utili preso una casa di riposo per anziani. Il capo fin da subito confessa loro che preferirebbe non averli tra i piedi, e li fa controllare dalla capo-infermiera minacciandoli che al primo errore se ne libererà. Manuel è allegro e socievole e si fa benvolere fin da subito dalle anziane ospiti, Carlo, di famiglia borghese - che ha provocato un incidente stradale causando danni alla vittima - è freddo e sbrigativo, si limita a somministrare le medicine. Fino a quando approfondisce la conoscenza con un fotografo che vive molto male la condizione di “ospite” nella tenuta e che si chiede subito perché Carlo non rida mai.

Quanti film vi ricordate siano ambientati in una casa di riposo? Io francamente nessuno, sono luoghi sicuramente non “cinematografici”… Eppure il maestro Risi riesce a farne un’opera non solo impegnata e commovente, ma anche accattivante, divertente, e persino sensuale. Sì, sensuale.

E così proviamo con pazienza a conoscere la variopinta umanità che popola quel luogo che inevitabilmente conduce l’ospite alla fine: il colonnello che non è mai riuscito a diventare generale e non ha più rapporti da anni col figlio né ha mai visto il nipote, l’intrattenitore sciupafemmine, il cinico ma saggio fotografo, la signora che ha ancora voglia di divertirsi, quella che è sempre con la valigia pronta, ma nessun autobus è in partenza per lei.

Ma non sono solo bozzette o macchiette, c’è una storia attorno a loro, e persino un finale per tutti, ma soprattutto c’è il brusco confronto con una generazione giovane e sicuramente profondamente diversa, rappresentata da Carlo (con gli occhi azzurri stupendi spesso in primo piano di Alessandro Fella) Manuel (il bravo Roberto Gudese, speriamo di rivederlo più spesso) e la capo infermiera Luisa (Lucia Rossi). Generazioni oggi sempre più lontane ma che non possono navigare su rette parallele.

Al Torino Film Festival a “Ciak” Risi ci ha fatto capire che questi personaggi li ha vissuti, conosciuti e a loro si è ispirato, e inoltre che il film è un omaggio al padre Dino: anche lui voleva fare un film sui “vecchi” ma non c’è riuscito… Ci sono tante cose che il regista ha messo del padre, soprattutto il cinismo e tanti dei comportamenti del suo protagonista omonimo, Dino. E notate come si chiamano gli altri personaggi… Mario (come Monicelli), Pietro (come Germi), Federico (come Fellini)…Un affettuoso e dichiarato omaggio di un vecchio regista al cinema che fu. Meraviglia.

La scena in cui Manuel coinvolge lo stanchissimo Carlo mentre fa le pulizie nella sala a ballare sulle note di Riderà di Little Tony coinvolgendo poi un ospite a parere di chi scrive vale la pena di essere segnalata tanto è bella, ma il film è pieno di chicche. E’ un film che vince la scommessa di fare anche divertire laddove siamo al tramonto delle esistenze e i ricordi sono l’unico appiglio della continuità, e a volte si viene privati anche di quelli. Qualcuno ha scritto che è retorico, poco verosimile o altro, certo… talvolta forse è vero. Come non può non esserlo una favola amara. Voto (da 1 a 10): 7,5.