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Cordura

Regia di Robert Rossen vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cordura

di Dany9007
8 stelle

Sono rimasto sostanzialmente stupito dai numerevoli commenti negativi della critica su questo film: il Mereghetti addirittura sintetizza il giudizio con zero stelle su 4 (!). Tuttavia la vicenda, per quanto nel suo sviluppo non abbia grandi impennate mi è sembrata una variazione sul contesto western per niente banale: il film come citato sin dall'inizio avvia una sorta di analisi sull'uomo e sul proprio coraggio, eroismo ma anche sulle proprie debolezze. Il manipolo di uomini protagonisti di questa vicenda vede alla testa il Maggiore Thomas Thorn, uno stagionato Gary Cooper, ormai a fine carriera (sarebbe morto 2 anni dopo), che ormai destituito da ogni incarico operativo per codardia di fronte al nemico, ha assunto il compito di individuare tra le truppe coloro che si sono distinti per audacia e quindi proporli per un riconoscimento ufficiale dall'esercito. Thorn vive ormai isolato dal resto delle truppe, la voce sulla sua debolezza ne ha fatto un uomo disprezzato dagli ufficiali e anche tra alcuni soldati ormai è nota questa faccenda, per questo sfrutta in qualche modo il proprio compito per intervistare ogni persona audace e domandargli i sentimenti provati durante un atto di coraggio. Proprio il viaggio verso Cordura, tra i pericoli di imboscate ed in un torrido deserto, faranno emergere tutte le contraddizioni degli uomini: alcuni hanno pendenze con la legge, per altri l'azione di eroismo è avvenuta per puro caso o per ambizione; ma soprattutto emerge una forza d'animo di Thorn che (con chiari riferimenti cristologici) arriverà quasi al martirio pur di condurre la truppa che ormai lo ha vilipeso e quasi ucciso a destinazione, ma in extremis saprà risollevarne il morale e soprattutto la disciplina. Insomma una trama che poco ha a che fare con appunto l'eroismo del mondo del west, con eroi solitari e appunto senza paura: in questo caso al contrario è proprio questo sentimento che viene esplorato anche se combattuto. Sicuramente una prova attoriale, da parte di tutto il cast, che mette in discussione quel manicheismo che tante volte ha caratterizzato un genere come il western, forse un elogio in particolare oltre a Cooper, ormai seriamente malato durante le riprese, va anche a Rita Hayworth, nei panni di una prigioniera che per permettere a Thorn di non cadere assassinato dai suoi stessi uomini, si concederà a uno di questi, e proprio in questo spregevole ruolo bisogna ricordare Van Heflin, in una parte lontanissima dalla figura paterna e bonaria de Il cavaliere della valle solitaria o di Quel treno per Yuma. 

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