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Tirate sul pianista

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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La recensione su Tirate sul pianista

di Antisistema
6 stelle

Abbastanza deludente la seconda prova registica di Truffaut, replicare i fasti dell'esordio I 400 Colpi (1959) era una sfida quasi impossibile, così il cineasta sente il dovere di smarcarsi radicalmente dallo stile e tono di quel capolavoro assoluto, fiondandosi in una storia prettamente di genere che mescola il noir, con stilemi del cinema di serie B, melodramma, romanticismo e addirittura commedia, con delle situazioni sopra le righe e dei dialoghi assurdi dei due killer, che sembrano usciti fuori da un film di Quentin Tarantino, ma quest'ultimo ha sempre amato visceralmente la serie B e nelle sue tre pellicole d'esordio, aveva amalgamato perfettamente il suo stile narrativo anticonvenzionale con un il citazionismo spinto fuso perfettamente alla storia raccontata; l'esatto opposto di Truffaut che mantiene sempre uno sguardo snob e fortemente indeciso su csa i fim voglia essere, non stupisce quindi sapere dell'improvvisazione sul momento di tante scene, così come l'inadeguatezza provata nel tratteggiare i personaggi dei due gangster che non riscuotevano la simpatia del regista.

Tirate sul Pianista (1960), tra le cose senz'altro positive ha la figura del protagonista Charlie (Charles Aznavour), un pianista dal carattere introverso e timido, con quel suo sguardo perso e mai partecipe del presente in cui vive, dimostrando di essere incapace di sottrarsi dalle situazioni spiacevoli (viene tirato in mezzo dal fratello in una contesa con dei criminali) quanto agire per come pensa, invece di fare sempre l'esatto opposto, specie nel rapporto con Lena (Marie Dubois), una cameriera del locale in cui lavora ed interessata a lui, oltre ad essere a conoscenza del misterioso passato di Charlie.

 

Marie Dubois, Charles Aznavour

Tirate sul pianista (1960): Marie Dubois, Charles Aznavour

 

Se nei primi 30 minuti, Truffaut sembra centrare il bersaglio, bilanciando ottimamente i vari toni, grazie all'uso dei piani sequenza combinati ad un montaggio più serrato nel momento dell'incrocio delle mani tra un Charlie impacciato ed una Lena che sembra sottrarvisi inspiegabilmente, con tanto di complicità tra i due mentre sono stati sequestrati dai due gangster, con tanto di dialoghi grotteschi ma divertenti, il meccanismo narrativo crolla miseramente al momento della lunghissima digressione sul passato del protagonista, una divagazione eccessiva portata per le lunghe, che si avvita in dinamiche melodrammatiche di bassa lega trattate con piglio superficiale ed affrettato, finendo con il togliere gran parte di quell'aria malinconica misteriosa celata dietro quegli occhi sommessi puntati in una direzione senza un focus preciso, mentre si immerge nelle note del pianoforte alle quali si abbandona. Prima di giungere all'immagine finale, vera e propria intuizione di genio, purtroppo ci si deve sorbire tutto un secondo e terzo atto, dove il regista sbanda nelle pieghe di una narrazione sfuggita di mano, come se volesse abbracciare dei topoi del cinema di genere americano, ma con uno stile da nouvelle vague fatto di macchina a mano, voice over, riprese in esterna, scene trasgressive a letto per l'epoca e montaggio ellittico, senza centrare il bersaglio, lasciandosi sopraffare dal tecnicismo e dal citazionismo fine a sé stesso, risultando incapace di gestirlo, girando una noir forse anticonvenzionale, ma alla fine ripiegato in sé stesso nel suo tecnicismo autoindulgente . Sull'amore concepito in modo libero ma con uno sbocco pessimista il regista farà infinitamente meglio in Jules et Jim (1963), autentico capolavoro, che segnerà anche la fine della fase più avanguardista, sperimentale, libera e contestataria del regista.

 

Charles Aznavour

Tirate sul pianista (1960): Charles Aznavour

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