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Mulholland Drive

Regia di David Lynch vedi scheda film

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La recensione su Mulholland Drive

di hupp2000
4 stelle

158 recensioni e una media voti di 4 stelle, tra i quali un buon numero di utenti che seguo da anni. Mi sono quindi accostato a questo film con grande curiosità e una disposizione d’animo più che positiva. Ne sono uscito frastornato, incredulo e persino irritato. Frastornato perché ho faticato non poco nel tentativo di seguire una trama ingarbugliata, priva di qualsivoglia logica narrativa, un intreccio che sembra concepito nell’unico intento di spiazzare e far smarrire lo spettatore. Incredulo di fronte alle lodi sperticate e alle ovazioni ottenute da parte di critica e pubblico nel nostro mondo occidentale. Infine irritato perché non ne posso più di sentir gridare al capolavoro solo perché un film “travalica tutti i canoni del genere”, “scardina le regole del linguaggio cinematografico”, “destruttura ogni precedente stile narrativo” e via discettando, senza riuscire a spiegare in cosa consistano siffatte imprese.

 

Eppure, il film non era partito male. Siamo a Los Angeles. Una donna perde la memoria in seguito ad un grave incidente stradale. Viene aiutata da una ragazza venuta a Hollywood dall’Ontario per intraprendere una carriera da attrice. Un regista si vede imporre per il suo prossimo film un’attrice che non gradisce. Un uomo si sente perseguitato da una figura forse immaginaria forse no. Qualche elemento d’interesse sembra esserci, il tutto è girato con mestiere, i vari personaggi incuriosiscono, ma è un’illusione di breve durata. Nel giro di pochi minuti, i percorsi narrativi s’ingarbugliano, si salta da un racconto all’altro in maniera casuale, suscitando l’impressione di essere continuamente interrotti nella visione e nell’ascolto. L’atteso approfondimento psicologico dei personaggi messi in scena non arriva mai, i dialoghi sono prevedibili frase dopo frase e le braccia dello spettatore cominciano a cadere. Parlo ovviamente della mia personale esperienza di questo noioso e scontato film. E’ possibile che sia io a non aver colto significati, messaggi, grandi innovazioni o altro, ma resta il fatto che il tempo mi sembrava non voler più passare. Tanto meno poteva venirmi in soccorso la prestazione degli attori, nessuno dei quali si spinge oltre il minimo sindacale per guadagnarsi il cachet a suon di clichés. Volti, acconciature, sguardi, espressioni e atteggiamenti visti un numero incalcolabile di volte in centinaia di film “made in USA” che da anni si ripetono e si copiano a vicenda. Il sesso, poi! Attenzione, signore e signori: vedrete due donne che si baciano sulla bocca e mostrano le tette! La rappresentazione della sessualità è comunque un limite che dalla notte dei tempi caratterizza il cinema americano nel suo insieme, soprattutto se confrontato alla libertà e alle trovate innovative di quello europeo. Strascichi duri a morire, considerando che sulla carta il codice Hays è stato abolito nel lontano 1967.

 

Insomma, un film che ho trovato decisamente brutto, al quale assegno due stelle solo per il suo incipit intrigante e per l’utilizzazione corretta della macchina da presa. Poca roba per un prodotto che ha per giunta il difetto di durare 145 interminabili e ripetitivi minuti! Confesso che David Lynch non rientra in alcun modo tra i registi che ammiro. Quasi quarant’anni fa apprezzai molto “The Elephant Man”, che considero ancora oggi un capolavoro, ma il mio entusiasmo si ferma qui. Persino il tanto decantato “Velluto Blu” mi parve sopravvalutato, anche se so di rischiare un’altra bordata di fischi.

 

Forse mi è sfuggito qualche cosa, ma cosa? 

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