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Stranger Than Paradise

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Stranger Than Paradise

di millertropico
8 stelle

Jim Jarmush, nativo dell'Ohio, letterato, cantante e molte altre cose ancora, con questo suo "Stranger Than Paradise" girato  nell'ormai lontano 1984 con un budget quasi vicino allo zero e grazie all'aiuto anche economico di Wenders e della ZDF tedesca, prosegue il suo viaggio (la "vacanza  permanente" di una generazione senza mete) iniziato proprio nel 1979 con "Permanent Vacation" (ritratto dal vivo di una marginalità suburbana senza rivolta, un vivere alla giornata fra solitudione, humpir e desiderio, nutrendosi di grottesche evasioni più immaginate che reali). Lo fa, seguendo le vie e i giorni di una giovane ungherese, Eva, che da Budapest parte alla scoperta  mitica  dell'America e di una vecchia zia che abita laggiù, con una pellicola che ha il ritmo di un road movie wendersiano. Ancora una volta un film in perenne movimento geografico dunque che porta la ragazza - insieme all'introverso cugino Willie - da New York, capitale desolata e desolante del "consumo", alla "morte civile" di Cleveland, Ohio per approdare alla fine al paradiso impossibile della Florida e dei suoi miti. Con una costruzione dell'immagine semplice, ma al tempo stesso raffinata, attento alla recitazione di attori non professionisti chiamati a riprodurre proprio le  loro esperienze esistenziali, e soprattutto memore del cinema colto europeo, Jarmush ci regala così un'opera densa di suggestioni e sorretta da uno stile molto originale, asciutto ed essenziale assolutamente da recuperare.

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