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Il frullo del passero

Regia di Gianfranco Mingozzi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il frullo del passero

di passo8mmridotto
8 stelle

Il frullo del passero, nel libro "Le mille e una notte", è il momento in cui avviene la conquista amorosa. Ciò che puntualmente accade in questo film, un amore platonico sino ad un certo punto, tutto parole e fantasia, ma alla fine... Noiret e la Muti emozionano e convincono con la loro naturalezza, e la Muti esprime tutta la sua sensualità.

Chi l'avrebbe detto? Noiret e la Muti, due stelle tanto lontane tra loro nel firmamento infinito delle coppie cinematografiche più improbabili, quasi raggiungono la perfezione in questo bellissimo lavoro di Gianfranco Mingozzi, già apprezzato autore di "Il diavolo sulle colline" tratto dal celebre romanzo di Cesare Pavese, e "L'iniziazione" da Guillaume Apollinaire, oltre al televisivo "Treno per Istambul" da Grahn Greene.

Il soggetto è di Tonino Guerra, tratto dal suo omonimo racconto.

Tonino Guerra è dunque anche lo sceneggiatore, affiancato da Mingozzi e da Roberto Roversi.

Tonino Guerra ambienta la sua storia nelle campagne di Sant'Arcangelo di Romagna, quì sono le sue radici, e spesso utilizza nei suoi numerosi lavori i paesaggi dell'alta Romagna, il fascino della provincia non ancora trasformata dalla industrializzazione, la magìa dei luoghi dove storie come questa hanno un senso e possono realmente accadere.

E può accadere che a una giovane e bellissima donna, Silvaine (Ornella Muti) muoia improvvisamente l'amante, che la manteneva come una vera signora.

Silvaine, elaborato il lutto, decide di lasciare quella casa e quella località, dove i ricordi inevitabilmente la riportano al suo Dino, morto in un tragico incidente.

Gabriele, uomo attempato ma ancora prestante (Philippe Noiret), anch'egli in vedovanza, era amico di Dino, e nella sua mente si fa largo l'idea di sostituirsi all'amico morto, come amante di Silvaine.

Tutto quello che ne verrà fuori, è opera della bravura di Noiret, che non ha bisogno di recitare, i suoi dialoghi e i suoi movimenti sono talmente naturali, tanto da far pensare che l'attore si sia realmente innamorato, strada facendo, della bellissima Ornella Muti, la quale a sua volta si fa languidamente guidare da questo grande "maestro" del cinema francese, come in un interminabile valzer viennese.

La Muti, saltando a piè pari qualsiasi considerazione sulla sua recitazione, dà il meglio di sè, la sua forza è la bellezza che le viene dalla recente terza maternità, il suo corpo è vagamente opulento, languido, a volte pigro, avvolto spesso in sottovesti e in vestaglie di seta che la rendono ancor più desiderabile.

Lo sguardo felino dei suoi occhi, poi...

Noiret/Gabriele tesse la sua tela, non le chiede prestazioni sessuali, ma in cambio del soggiorno nella sua bella casa di famiglia, con tutti gli agi che ne derivano, chiede soltanto che Silvaine ascolti i racconti della sua passata vita amorosa, che si prefigurano numerosi.

Silvaine accetta, e inizialmente crede di poter sopportare senza danno i ricordi erotici di Gabriele, ma finisce per eccitarsi e si fà possedere da un giovane commesso di un negozio di scarpe.

(Il giovane attore è Nicola Farron, che con Noiret ha già recitato in "Gli occhiali d'oro").

La relazione finisce presto, perchè Silvaine si è innamorata di Gabriele, e ne diventerà la sua amante.

Un'attenzione particolare merita il titolo del film. Il passero è protagonista sin dall'inizio, quando Noiret/Gabriele è seduto al tavolino di un bar e vede un ragazzo che cattura un passero, per poi portarlo a vendere in un mercatino di volatili.

Noiret/Gabriele acquista una piccola voliera, con dentro due passeri, e ne fa dono a Silvaine, nel giorno del loro primo incontro, dopo il funerale di Dino.

Un piccolo inconsapevole passero, quindi, chiuderà con una neppure troppo leggera vena poetica, tipica dello scrittore Tonino Guerra, una storia delicata e allo stesso tempo eccitante, proprio perchè l'erotismo è solo di mente, và sul filo della narrazione di Noiret/Gabriele, nel contempo impegnato a esorcizzare la paura della morte.

Mingozzi si è avvalso di un grande fotografo, Luigi Verga, e della godibilissima colonna sonora di Lucio Dalla.

Complessivamente, un film elegante, finemente interpretato e diretto con grande professionalità.

 

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