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Un perfetto gentiluomo

Regia di Shari Springer Berman, Robert Pulcini vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Un perfetto gentiluomo

di Paul Hackett
8 stelle

Louis, giovane e compassato/complessato professore di letteratura americana, abituato a sognare che la propria vita venga narrata come nei romanzi dell'amato Francis Scott Fitzgerald, abbandona l'insegnamento per cercare risposte interiori sul suo difficile rapporto con le donne e sulle strane tendenze al travestitismo che lo accompagnano fin dall'infanzia ma che, forse, non derivano da una latente omosessualità ma solo dal desiderio di entrare finalmente in intimo contatto con il mondo femminile. A Manhattan, rimediato un insoddisfacente lavoro presso una rivista ecologista, corteggerà goffamente e in maniera infruttuosa la giovane collega Mary e stringerà un insolito sodalizio con Henry, un bizzarro ed irascibile dandy in là con gli anni, amante delle palle di Natale (proprio nel senso di decorazioni natalizie, non in quello più letterale celebrato da Alvaro Vitali in un episodio di Pierino), afflitto da un'infestazione di pulci e che vive di espedienti, sbarcando il lunario come accompagnatore per anziane vedove della buona società newyorkese. Attraverso una serie di grottesche avventure (ma più che altro disavventure), nel corso delle quali farà la conoscenza di surreali personaggi come il barbuto Gershon ("masturbatore compulsivo" che parla in falsetto ma canta in baritono), Louis riuscirà, forse, a capire qualcosa in più su sé stesso e sulla sua vita. "Eccoci qua... ma dove siamo?" è il leit motiv esistenzialista e da Teatro dell'Assurdo che scandisce questa interessante e talvolta esilarante commedia surreale che è anche bizzarro romanzo di formazione e che ben restituisce lo spirito di personaggi talmente insoliti e perduti nelle spire dei propri bizzosissimi caratteri da risultare paradossalmente terribilmente credibili e "veri" (in fondo chi di noi, al di là delle convenzioni sociali e delle opportunità, non è dominato da personalissime fisime ed idiosincrasie come gli amabilmente insopportabili Louis ed Henry?). Certo, non tutto funziona a meraviglia e "Un perfetto gentiluomo" resta un'opera a tratti fumosa e disorientante (ad un certo punto la bizzarria del film diventa un po' fine a sé stessa e non si capisce bene dove diavolo la pellicola dei coniugi Pulcini e Berman voglia andare a parare), ma che sovente intriga per l'originalità di una sceneggiatura brillante e vivace e per personaggi sicuramente non banali. Cast semplicemente perfetto, con un terzetto d'assi nei ruoli chiave: bravissimo Paul Dano, giovane attore già apprezzato in "Little Miss Sunshine" e in generale poco considerato in ruoli da protagonista, forse per l'aspetto non particolarmente avvenente (almeno questa è l'impressione), semplicemente sublime un brillante ed istrionico Kevin Kline, in una delle sue migliori interpretazioni degli ultimi anni, divertente, anche se poco sfruttato, John C. Reilly in versione "villosa" (sarebbe stato simpatico sentirlo parlare in falsetto nella versione non doppiata). Bravi anche i comprimari (tranne una Katie Holmes abbastanza sciapetta): da Marian Seldes a Dan Hedaya, da Patty D'Arbanville a Celia Weston, passando per John Pankow. Agli appassionati della vecchia sit-com di culto "Roseanne", con Roseanne Barr e John Goodman (oscenamente tradotta in Italia come "Pappa e Ciccia", con consueta storpiatura dialettale della parlata di alcuni personaggi), farà piacere intravedere, sebbene in un ruolo minore, Alicia "Lecy" Goranson, uno dei principali personaggi della serie. Interessante la regia della coppia Pulcini-Berman, già autori di "American Splendor" e "Diario di una tata" che, se non sempre dimostrano di avere le idee chiare sui contenuti della loro opera, palesano perlomeno un piacevole stile (penso soprattutto ad un paio di momenti, inquadrati in un caldo controluce e punteggiati dalla "Sunday Morning" dei Velvet Underground e da "My ever changing mood" degli Style Council di Paul Weller). Nell'insieme tre stelle abbondanti, diciamo tre e mezzo, se fosse possibile e, ad una seconda, ancora più convincente, visione del film nel giro di 24 ore, arrotondiamo pure a quattro.

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