Regia di Shari Springer Berman, Robert Pulcini vedi scheda film
Racconto di formazione indie dalle atmosfere vintage e dalle caratterizzazioni bizzarre, "Un perfetto gentiluomo" dei registi Pulcini e Berman è un discreto esercizio di stile filmico. Dotato di un girato più vario del solito ed in grado di regalare squarci di una New York sempre più protagonista aggiunta, il film racconta di un giovane insegnante approdato nella metropoli in cerca di sé stesso e possibilmente di uno scopo nel mondo. Patologicamente timido, solo e con qualche dubbio sulla propria identità sessuale, arriva ad una svolta della sua esistenza nel momento in cui incontra il suo eccentrico ed anacronistico coinquilino: una sorta di gigolo di mezza età ancorato ad un codice di comportamento aristocratico sebbene conduca una vita di stenti. Il legame d'amicizia che si verrà ad instaurare fra i due sarà motivo di crescita per entrambi. Una pellicola godibile, arricchita da uno spiccato gusto per le situazioni grottesche e da una messa in scena minimale che riesce ugualmente a lasciare il segno come nella sequenza del valzer in spiaggia. Notevole l'uso della fotografia negli interni così come è efficace la scelta del guardaroba dei protagonisti: sciatto a prescindere dall'ambizione. Un film scritto con un occhio al passato ma che tratta paranoie e fisime quantomai contemporanee offrendo diversi spunti di riflessione, in primis sul bisogno d'accettazione, sull'esigenza di far parte di qualcosa ma anche su solitudine ed amicizia. Divertente per certi versi, prevedibile per molti altri, "Un perfetto gentiluomo" non ha pregi indimenticabili o contenuti folgoranti ma intrattiene in maniera tutt'altro che sterile, forte anche di un cast che si affida intelligentemente al talento intimista del giovane Paul Dano ed all'incontenibile istrionismo di un signor mentore come Kevin Kline.
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